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Solidarietà alla popolazione di Haiti

Il segretario del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), pastore Olav Fykse Tveit, sul suo profilo Facebook l’8 ottobre scorso, ha scritto: «Haiti è colpita ancora una volta da una catastrofe. Visitando il paese, nel 2010, ho visto come hanno lottato per ricostruire le loro case dopo il terremoto. Hanno fatto quello che potevano, con molte meno risorse disponibili rispetto ad esempio alla Christchurch, Nuova Zelanda, che ho visitato oggi. Ora l’uragano porta questo paese più povero dell’emisfero occidentale a nuova lotta per la vita. Il mondo deve rispondere e sostenere la popolazione di Haiti anche in questa situazione».

Non si è fatto attendere l’intervento delle Chiese e degli organismi internazionali a favore delle popolazioni colpite dall’uragano Matthew, il più potente nell’ultimo decennio ad abbattersi sugli Stati Uniti. L’attenzione si è concentrata in particolare su Haiti, tra i paesi più poveri al mondo, dove l’uragano ha fatto circa 900 morti, ma il bilancio è tragicamente destinato a crescere nei prossimi giorni.

Secondo l’agenzia umanitaria Christian Aid: «L’uragano Matthew ha attraversato Haiti, lasciando una scia di devastazione lungo il suo cammino. Migliaia di persone hanno perso le loro case, le coltivazioni di mais e banane sono state rase al suolo, e il bestiame spazzato via. Il bilancio delle vittime è in aumento. Gli operatori di primo soccorso cominciano lentamente a poter accedere alle aree remote che sono state isolate dalla tempesta».

Il Southern Baptist Disaster Relief e il North American Mission Board (Namb), che dispongono di circa 65.000 volontari e 1.550 unità mobili che garantiscono servizi essenziali, in accordo con la Croce Rossa Americana, hanno da subito pianificato gli interventi per garantire acqua potabile, cibo, e kit per l’igiene.

Il World Relief Commitee delle Chiese Battiste Americane degli Usa (denominazione che raccoglie negli Stati Uniti circa 5000 chiese con 1.3 milioni di membri) ha raccolto un’iniziale somma di 25.000 dollari che è stata inviata ai partner dell’American Baptist International Ministries ad Haiti, Cuba e Caraibi che serviranno per acquistare cibo, vestiti e offrire un riparo temporaneo ai superstiti.

Anche la United Methodist Church, da tempo impegnata ad Haiti, si è attivata promuovendo una raccolta fondi. Thomas Kemper, direttore esecutivo del Global Ministries del Consiglio generale della Chiesa metodista unita, ha assicurato al vescovo Paul Gesner, leader della Chiesa metodista di Haiti, il sostegno nella preghiera e nell’assistenza.

La Presbyterian church (USA), attraverso il Presbyterian Disaster Assistance, si è mobilitata a favore delle persone colpite dall’uragano Matthew. «Siamo in contatto con i partner locali presenti nelle zone interessate», ha detto la pastora Laurie Kraus, direttrice del Pda. «Presbyterian Disaster Assistance continuerà la sua partnership con il popolo di Haiti attraverso progetti a lungo termine che devono fronteggiare quest’ultima crisi».

Immediato è stato anche l’intervento della Federazione luterana mondiale (Flm), in partnership con Act Alliance. «I gruppi più colpiti sono quelli più vulnerabili che vivono nelle aree lungo la costa, nelle zone che si trovano vicino ai ripidi pendii», ha affermato Sylvie Savard, membro dell’ufficio congiunto della Flm e della Diakonie Katastrophenhilfe ad Haiti. «Molte persone, soprattutto nelle zone rurali, vivevano in case mal costruite che non potevano resistere ai venti e alle piogge. Le persone sono state evacuate per salvare le loro vite, ma la tempesta e le inondazioni hanno spazzato via quel poco che avevano». Il team della Flm sta organizzando centri rifugio e la distribuzione di kit igienico-sanitari.

Proprio sul fonte della distribuzione di kit igienico-sanitari e della potabilizzazione dell’acqua è impegnata Adra, Agenzia avventista per lo sviluppo e il soccorso, in collaborazione con GlobalMedic. In queste ore si teme infatti che il colera e altre malattie facciano una strage ad Haiti. Fiumi in piena, acque stagnanti, carcasse di animali e cadaveri umani sono il terreno perfetto per le malattie trasmesse dall’acqua. In pericolo sono soprattutto i bambini, e Compassion, che lavora ad Haiti dal 1968, e che supporta attualmente più di 94.000 bambini haitiani, ha dichiarato di essersi attivata per trovare sistemazioni alternative alle famiglie più vulnerabili. Guilbaud Saint Cyr, direttore di Compassion ad Haiti, ha invitato tutti i cristiani a pregare per le popolazioni colpite dall’uragano.

Immagine: LWF Haiti