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Dio sconfinato

Nelle sue mani sono le profondità della terra, e le altezze dei monti sono sue
Salmo 95, 4

Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d’uomo
Atti degli apostoli 17, 24

Necessariamente noi umani siamo segnati da confini. Non necessariamente i confini devono essere barriere degli uni contro gli altri, ma un pensiero o un’azione umana non si agita e non può considerare se stessa come sconfinata, infinita, a causa della bontà del limite che ci permette di vivere come umani. Dio è sconfinato, infinito, eterno, non delimitabile e la storia tra Lui e noi è proprio la storia della sua incisività nel limite umano. In questo rapporto, sono idolatria i ripetuti tentativi di trascinare Dio nei confini che ci appartengono, senza cui tuttavia non riusciamo nemmeno a pensare Dio. L’apostolo Paolo, nel suo discorso ad Atene, ripropone questa questione di fronte a persone di religione pagana appellandosi al Dio delle Scritture creatore del mondo e quindi Signore del cielo e della terra ribadendo per gli umani il loro limite: essi sono chiamati all’esistenza da Dio con il loro ambiente, a loro è affidata la terra, ma non ne sono i creatori. Soprattutto non sono i creatori di Dio. In questo senso tutto quello che secondo la logica del limite umano, immagina di poter contenere e gestire Dio, è idolatria. Il caso citato da Paolo riguarda i templi, quelli di Atene case per gli dei, come all’inizio degli Atti, Stefano si riferiva al tempio di Gerusalemme (7, 48). Un luogo umano, il tempio come una casa, un salone o un prato, come le nostre stesse vite sono da intendersi come luoghi di servizio al nostro essere limitati in cui ci rivolgiamo a Dio e rendiamo testimonianza a Lui. Idolatria è immaginare e credere che questi luoghi con i loro arredi religiosi, le loro frasi religiose, i loro riti consolidati, siano luoghi in cui Dio si lascia rinchiudere, opere che noi facciamo per Lui. In realtà Dio è colui che dona ogni cosa al servizio del nostro limite: parole per testimoniarlo, per dialogare con Lui, per confessare la nostra fede, saggezza per vivere come chiesa. Il necessario limite della nostra umanità si apre così al Dio senza confini, al fondamento della nostra vita che sempre ci sorprende.

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