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Ancora difficoltà per le scuole cristiane in Israele

Nei paraggi del pozzo di Maria, a Nazareth, nell’odierna Israele, dal 1936 opera la Nazareth Baptist School, istituita dall’organismo missionario della Convenzione battista del Sud. E’ una delle 47 scuole cristiane attive in terra santa e offre istruzione a ben 1000 bambini, una parte dei 33 mila alunni che frequentano gli istituti cristiani nel Paese (il 40% sono musulmani, una parte minimale sono ebrei, il 60% sono cristiani). Ritenuti istituti d’eccellenza, con l’avvio del nuovo anno scolastico ancora una volta devono fare i conti con una tendenza in atto da anni: il taglio indiscriminato dei fondi pubblici, necessari per il funzionamento delle scuole.

Ciò rende assai difficoltosa una gestione serena di spazi e professionalità, tanto che lo scorso anno vi furono addirittura ben 28 giorni di sciopero del personale docente, revocato di fronte alle promesse di immediati trasferimenti del denaro necessario a coprire circa un terzo delle spese delle scuole. Liquidità che era attesa al 31 marzo 2016 ma che ancora non è stata corrisposta, riportando d’attualità la difficile sopravvivenza di tali istituti e la disparità di trattamento con le scuole ebraiche, finanziate in toto dal parlamento di Gerusalemme.

Il tema è giunto fino alle stanze vaticane, tanto da essere oggetto di confronto durante il primo incontro fra il pontefice Francesco e Reuven Rivlin, presidente di Israele. La legge prevede una copertura dei costi pari al 75% del totale, percentuale che pare assai lontana dal poter e voler essere raggiunta, ma i vertici cristiani nella nazione sono pronti anche ad una minore elargizione in via emergenziale, ma un segnale in tal senso deve comunque arrivare altrimenti l’avvio dell’anno scolastico si presenterà assai difficoltoso e ricco di incognite.