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Eutanasia su un minore in Belgio, l’opinione pubblica si divide

E’ il primo caso di eutanasia su un minore al mondo. E’ successo in Belgio, dove un ragazzo di 17 anni, che soffriva di dolori insopportabili, ha usufruito della legge del 2014 che consente ai genitori di dare l’autorizzazione per i figli malati terminali dopo il via libera del medico curante e il parere positivo del “Dipartimento di controllo federale e valutazione dell’eutanasia”.

Il Belgio è il solo paese al mondo dove è possibile esercitare eutanasia sui bambini e ragazzi di qualsiasi età; i Paesi Bassi hanno una legge simile ma riguarda soltanto i neonati e i minori a partire dai 12 anni.

La notizia ha chiaramente suscitato commenti differenti in ambienti laici e religiosi: dalla prevedibile posizione negativa delle gerarchie cattoliche a una reazione interlocutoria della Chiesa protestante unita del Belgio: «La chiesa ha opinioni diverse su molte questioni, e ovviamente anche in materia di etica personale, in particolare su ciò che tocca la vita e la morte – ha dichiarato il pastore Steven Fuite, presidente della Chiesa protestante unita del Belgio – come protestanti, mettiamo l’accento sulla responsabilità di ciascun individuo». «Chi sono io per esprimere un giudizio? – ha proseguito il pastore Fuite – anche io sono padre, cerco di mettermi al posto dei genitori di questo ragazzo. Chi conosce il cammino che hanno percorso con il loro figlio? Chi valuta le loro preoccupazioni, chi pesa il loro dolore? Chi conosce la loro lotta interiore, le loro preghiere, il loro ultimo desiderio: offrire con le mani vuote al loro amato figlio la sola cosa che potevano ancora dargli, una morte degna. Apparentemente non c’era altra scelta». «Chi sono io per dire che era in effetti questo il caso di avvalersi dell’eutanasia?», conclude Fuite, lasciando spazio al dolore personale delle persone coinvolte e alle tante domande che una decisione definitiva come questa lascia aperte.

In Italia la questione del testamento biologico e del fine vita è sospesa. Nelle nostre chiese, il dibattito è aperto e nella stessa Commissione Bioetica nominata congiuntamente da Tavola valdese, Opcemi, Ucebi, Celi/Elki, la discussione sul fine vita è in corso: «Io credo che tutti dovrebbero poter decidere liberamente – commenta Silvia Rostain, membro della Commissione – personalmente sono favorevole anche all’eutanasia sui minori perché non c’è cosa peggiore che far soffrire un bambino ingiustamente. Pensiamo, com’è ovvio, ai casi disperati». «Su una questione così delicata mi sento di esprimere unicamente un parere personale. Non parlo a nome della Commissione che presiedo e tantomeno a nome della Chiesa di cui faccio parte. – aggiunge il presidente della Commissione Luca Savarino – Personalmente, ritengo che non esistano, da un punto di vista cristiano, ragioni morali vincolanti per condannare sempre e comunque la scelta di voler morire. Una questione differente è la legalizzazione dell’eutanasia. Qui non si tratta solo di una scelta morale di uno specifico soggetto. Si tratta di un problema che riguarda la società nella sua interezza e che presuppone la necessità di fissare dei criteri di accesso ai programmi eutanasici, sulla base di precise condizioni mediche, che prevengano eventuali abusi e possibili chine scivolose. Anche nel caso dei minori penso che non si possa escludere a priori la liceità dell’eutanasia di fronte a una sofferenza insopportabile a cui le cure palliative non riescono adeguatamente a fare fronte. E’ vero che il minore è giuridicamente non autonomo; ma è altrettanto vero che ciò non significa che non possa esprimere, soprattutto nel caso di un ragazzo di 17 anni, un parere competente e informato sulle proprie condizioni di salute. A priori non mi sentirei quindi di condannare chi in questo caso ha scelto l’eutanasia e neppure chi l’ha praticata. Fermo restando che la pratica eutanasica dovrebbe rimanere, in una società decente che sia in grado di allestire un adeguato sistema di cure palliative, un caso eccezionale, a cui occorre far ricorso nel momento in cui qualsiasi altra possibilità terapeutica, palliativa e di accompagnamento si sia rivelata inutile».

Immagine: pixabay.com