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Umanità e ambiente: per le chiese la pace è possibile

Nel 2016 il Consiglio ecumenico delle chiese ha pubblicato un testo collettaneo Fare la pace con la Terra*, curato da Grace Ji-Sun Kim, teologa nordamericana di origine coreana, con la prefazione di Guillermo Kerber, responsabile del «Programma per la cura del creato e la giustizia climatica». Lo scopo è raccontare attraverso 18 casi l’azione e la pressione politica (advocacy) delle chiese e organizzazioni cristiane per la pace con la Terra e la giustizia climatica. Tra questi segnaliamo la storia delle eco-comunità in Scozia (A. Shaw), il Programma per il clima e l’energia in Germania (R. Brand, K. Breyer, K. Breyer, E. M. Reinwald), il progetto inter-fedi di disinvestimento nelle energie fossili e reinvestimento nelle rinnovabili (F. Harper), il contributo eco-femminista post coloniale coreano (J. S. Oh) e l’impegno dei giovani per il clima (P. Pustelnik).

Questa è una storia che ha quasi trent’anni, se si considera come punto di accelerazione la Conferenza dell’Onu (Rio 1992) a vent’anni dalla Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano che si tenne a Stoccolma nel 1972, dove l’Onu era impegnata nel portare i 193 governi del mondo a una progressiva sostenibilità. A Rio era stata votata una «Convenzione quadro sui cambiamenti climatici» (Unfccc), un trattato ambientale internazionale che punta alla riduzione delle emissioni dei gas serra. Nel 1995 i partecipanti all’Unfccc si sono incontrati a Berlino per definire i principali obiettivi riguardo alle emissioni e nel 1997 a dicembre gli aderenti hanno sottoscritto il Protocollo di Kyoto con il quale si sono accordati in linea generale sugli obiettivi da perseguire.

L’impegno delle chiese è stato costante dall’inizio del processo di Kyoto e anche da prima. Tra i più recenti impegni, nel 2013 l’invito ai cristiani e alle cristiane a condividere un pellegrinaggio di giustizia e pace giunto dall’Assemblea del Consiglio ecumenico a Busan.

Nel 2015 in vari Paesi sono stati organizzati dei pellegrinaggi per il cambiamento climatico (CC) in vista della Cop21 di Parigi. Molti di essi sono il risultato di un impegno di anni. Ricordiamo la dichiarazione interfedi in occasione di un incontro preparatorio per il CC a New York nel 2014, l’enciclica Laudato si’ (maggio 2015) e l’attività della Rete cristiana europea per l’ambiente (Ecen) costituita nel 1998. La giustizia climatica, in quanto condizione per la pace con la Terra, è inoltre uno degli aspetti toccati in Giamaica nel 2011 nella conclusione del «Decennio dedicato al superamento della violenza» (Dov).

Il volume si divide in tre parti (le chiese rispondono al cambiamento climatico, l’ecoteologia e la giustizia climatica, le iniziative inter-fedi rispetto alla cura della Terra) e cerca di dare conto dell’influenza delle comunità cristiane in alcune parti del mondo attraverso l’analisi dei dati, la riflessione teologica, la dimensione educativa, l’azione politica, l’attivismo, la raccolta di testimonianze, la spiritualità liturgica e l’arte.

Come sintetizzato nel contributo conclusivo di Ernst Conradie, professore di teologia in Sud Africa, le principali aree di intervento evidenziate nel volume sono la biodiversità, la deforestazione, la desertificazione, i biocarburanti, l’acqua e la sicurezza alimentare, la salute, gli investimenti e l’ecoturismo, la riduzione consumi in ufficio e nella organizzazione di eventi. Non si parla esplicitamente di consumismo. Le «virtù ecologiche» più richiamate sono la saggezza, l’umiltà, il coraggio, la resilienza, il senso della sufficienza, a cui si potrebbe aggiungere la temperanza.

Chiara enfasi è stata data al peccato di avidità ma anche all’arroganza antropocentrica, all’alienazione e al fallimento morale di cui le ideologie imperialiste del capitalismo neoliberista hanno una parte di responsabilità nel nesso tra la distruzione ecologica e l’ineguaglianza economica, così come sono connesse la giustizia e la sostenibilità. Si può dire che una importante «riforma ecologica» ha attraversato le varie tradizioni cristiane, uno sforzo purtroppo non commisurato alla scala del CC e insufficiente a stabilizzare la concentrazione di CO2 in atmosfera.

Ciò non solo perché le 345 chiese membro del WCC rappresentano solo mezzo miliardo di cristiani o perché meno di un terzo dell’umanità è cristiana, ma perché sarebbe necessaria una riduzione di almeno il 50% delle emissioni globali per prevenire conseguenze catastrofiche per la fine del secolo. La riduzione delle emissioni avvenuta nel 2015 purtroppo non è rilevante se non per dimostrare che la crescita non richiede necessariamente emissioni di gas serra. Nell’ambito della collaborazione inter-fedi, sottolinea Conradie, da parte cristiana sarebbe importante una confessione di peccato (e non solo una confessione di fede) per la sua responsabilità nell’aver contribuito con la propria teologia a creare le condizioni scatenanti il CC, mentre si richiede a tutte le religioni di mettere in priorità la dimensione di fede rispetto all’appartenenza a un Paese o regione del mondo, a cui sono connessi gli interessi materiali di ciascuno.

Poco spazio viene dato in generale alle argomentazioni teologiche. Si parla molto di giustizia umana e molto meno di giustizia di Dio: una sorta di auto-secolarizzazione, come se questo fosse necessario per assicurare una maggiore possibilità di collaborazione con altri soggetti, anche se molti testi riconoscono la necessità di una trasformazione sociale e una conversione interiore di cuore e mente.

Per i cristiani e le cristiane il Dio trino, insieme potente e vulnerabile, esprime il proprio amore per il mondo, la sua famiglia, nel preservare la vita, governare il corso della storia e cooperare con la creazione. Il Salmo 136 è un inno all’amore eterno di Dio per il suo creato e una promessa di sostegno a cui dovrebbe corrispondere un impegno umano al sostegno delle altre creature, un nesso mai sufficientemente evidenziato. Attraverso la grazia di Dio la chiesa è chiamata a essere un agente della missione di Dio nel portare la salvezza sulla terra. La Chiesa vive nella speranza, basata sulla promessa di Dio, che il regno di Dio verrà sulla terra come in cielo.

Per la fede cristiana il cambiamento è possibile. E la speranza è una fonte di ispirazione per una prassi, un’etica e una spiritualità ambientale.

* Grace Ji-Sun Kim (a c. di), Making peace with the Earth: Action and Advocacy for Climate Justice. World Council of Churches publications, 2016, pp. XXIII-274, Ff svizzeri 29,00; euro 20,00.

Immagine: By Bruce Marold – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=16408725