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Non ci sono i numeri per “l’invasione”

Il tema delle migrazioni, soprattutto quando riguarda gli arrivi nel nostro paese, è spesso utilizzato dalle parti politiche in modo pretestuoso e poi amplificato dai media: tra i vari epiteti che il fenomeno migratorio porta con sé, per esempio, quello dell’invasione da parte dei migranti o dei profughi è uno dei più utilizzati. A questo spesso viene aggiunto l’elemento religioso, in un clima di crescente islamofobia, in Italia e in Europa.

Anche per contrastare questa retorica, da alcuni anni il Centro Studi e Ricerche Idos, in collaborazione con la redazione della rivista Confronti e grazie a un finanziamento dell’Otto Per Mille Valdese, ha prodotto il Dossier Statistico Immigrazione che sarà presentato il 27 ottobre 2016 e che propone numeri e dati che riguardano il fenomeno, in modo da basare le proprie riflessioni e opinioni sui fatti e non sull’emotività o percezione del momento. Nel 2015, per esempio, in Italia gli stranieri residenti sono 5.026.153, 12.000 in più rispetto al 2014. 250.000 sono arrivati dall’estero, e 178.000 residenti sono diventati cittadini italiani. Ne parliamo con Claudio Paravati, direttore della rivista Confronti.

Da dove arriva questo dossier?

«Il dossier esiste da più di vent’anni e nacque da una bella intuizione del gruppo di ricerca Idos che rispondeva all’esigenza di dover parlare di immigrazione con dei dati concreti statistici su cui fare valutazioni. Fino a quel momento non c’erano dati nazionali incrociati in modo da vedere il fenomeno in modo complessivo attraverso i numeri. Da allora la ricerca ha mantenuto questa impostazione. Negli ultimi tre anni la collaborazione con Confronti ha permesso di osservare il pluralismo religioso delle comunità immigrate che sono in Italia, perché la migrazione è uno dei fattori che più rinnova questo tipo di pluralità».

Le indagini di quest’anno a quale fotografia hanno portato?

«Un dato che già emergeva e che è stato confermato è che tra tutta la popolazione migrante residente nel nostro paese in maniera regolare, circa 5 milioni di persone, più della metà sono cristiani di cultura. Si parla di stime perché l’appartenenza religiosa è osservata secondo la cultura, infatti non si possono sondare le coscienze. Questo smentisce l’invasione da parte islamica in Italia, ma il dato ancora più interessante è che tra i cristiani, gli ortodossi sono in maggioranza. Elemento che non è così visibile, perché i luoghi di preghiera non si vedono facilmente».

Quanto si parla di questo pluralismo, nei media per esempio?

«Le categorie religiose sono difficili da utilizzare nel nostro paese per una questione culturale. Ora che il panorama è sempre più variegato non è facile tenere il passo, quindi per esempio cattolici vuol dire cristiani, chi non è cattolico o è ateo o è musulmano: una semplificazione di categorie utilizzate da chi racconta la vita pubblica che non fa bene a un paese che è ricco di una pluralità positiva».

Quest’estate sui quotidiani si è parlato molto meno degli arrivi di migranti: che ne pensa?

«Questo è il limite di fare informazione sull’onda dell’emotività e della percezione. Gli sbarchi ci sono stati anche quest’anno ma stranamente c’è stata una percezione di minore paura sul fenomeno. Le analisi strutturali del perché certi fenomeni avvengono non hanno bisogno di “pancia”, paura o emotività, ma di analisi. Se quest’anno abbiamo avuto meno percezione di invasione è una cosa positiva. Dall’altra, invece, non è un dato positivo perché non è avvenuta un’analisi complessiva. A seconda di quale tema tenga più aggrappata la nostra attenzione, si oscurano altri fenomeni importanti. Abbiamo parlato molto di Fertility day, e gli arrivi hanno fatto meno notizia, così come i muri e le barriere che l’Europa continua a costruire. Ci saranno ancora spinte di chi cerca salvezza, le guerre sono dappertutto, si pagano Paesi per fare da barriera dove avvengono le tragedie. Occorre capire quali politiche applicare: pubblicando questi dati cerchiamo ogni anno di rilanciare questa analisi e discussione».

Come sono stati utilizzati questi dati?

«Essendo il dossier statistico nazionale il primo con questa forma, con dati aggiornati a livello nazionale e regionale, è molto usato. La presentazione di ottobre avverrà in tutta Italia, in tutti i capoluoghi. Un manuale che gli addetti ai lavori usano moltissimo. Ne stampiamo centinaia di migliaia di copie e ne siamo molto contenti».

Immagine: via flickr.com