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La «famiglia al plurale»: un incontro con gli ospiti stranieri presenti al Sinodo

La presenza di ospiti stranieri al Sinodo è piuttosto elevata come numerosi sono i paesi da cui essi provengono, alcuni anche molto distanti per cultura e tradizioni. I partecipanti sono però accomunati dalla fede evangelica delle chiese della Riforma protestante che in questi anni – in particolare nel 2017 – sarà motivo di riflessione e di confronto non solo storico ma anche calato nelle situazioni particolari che viviamo oggi nel nostro tempo. Alcuni di questi ospiti – che sono i rappresentanti delle loro chiese e sono dunque spesso membri degli esecutivi o di commissioni – si fermano per tutto il periodo in cui si svolge il Sinodo, altri invece solo nei primi giorni: nella giornata di martedì viene loro offerto un programma dedicato, con la compagnia delle guide dell’Ufficio “Il Barba” e i traduttori (inglese, francese, tedesco).

Una delegazione della Commissione “famiglie, matrimonio, coppie, genitorialità” e della Commissione “Culto e liturgie” – composta da Paolo Ribet, Mirella Manocchio e da chi scrive queste note – ha dialogato per un’ora e mezza con gli ospiti stranieri sui temi della famiglia, declinata “al plurale”, illustrando il cammino compiuto di revisione del documento sul matrimonio (RO.M 1971) che Giorgio Peyrot aveva concepito insieme ad altri e che porta l’impronta del giurista e credente evangelico che abbiamo recentemente ricordato. Ci si è poi a lungo soffermati sulla liturgia di benedizione di coppie dello stesso sesso, approvata dal Sinodo dello scorso anno, su cui sono confluite diverse domande e la richiesta di una traduzione in inglese in modo che il testo possa circolare anche a livello internazionale.

È stato sottolineato negli interventi che il compito della Commissione famiglie non è semplice per il continuo tentativo di raggiungere quel “consensus ecclesiae” che solo l’ascolto reciproco e l’autentico e fraterno interesse per ogni posizione e opinione può consentire di raggiungere. Le difficoltà riguardano anche la crescente complessità della legislazione italiana su una materia tanto delicata e in divenire che ha visto solo recentemente l’introduzione delle unioni civili di coppie dello stesso sesso e di coppie eterosessuali: le legislazioni variano da paese a paese ma un breve cenno è stato fatto alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (Rodotà, “Diritto d’amore” Laterza 2015).

Gli interventi hanno presentato una breve ricostruzione delle tappe fondamentali anche alla luce del rinnovato dialogo ecumenico – che a Pinerolo porta frutti abbondanti dal punto di vista del confronto su questi temi e non ultimo sulla liturgia battesimale per coppie interconfessionali – e del dialogo con la società civile dove i documenti preparatori, presentati in Sinodo negli anni scorsi, hanno avuto un’eco significativa. Ai partecipanti è stato distribuito un articolo in inglese della sociologa Chiara Saraceno dal titolo From the ‘family’ to’ families’ che è stato a lungo sul sito della rivista “Reset Dialogues” che ha organizzato recentemente il primo Festival dei Diritti Umani a Milano: nel terzo paragrafo Saraceno, nota sociologa della famiglia con un curriculum europeo ed internazionale, cita ampiamente il documento discusso in Sinodo valdese e lo compara con analoghi documenti di chiese sorelle e della Chiesa cattolica romana, affermando però che le chiese protestanti in questi anni hanno cercato di modificare i documenti dottrinali e la pastorale per andare incontro a tutti i tipi di famiglia: come ha riaffermato alla stampa in questi giorni il moderatore Eugenio Bernardini, Dio accoglie nella sua immensa grazia tutte le forme di famiglia.

La discussione sulle famiglie prosegue dunque in vista della redazione del documento finale: una maggiore attenzione verrà rivolta alle famiglie immigrate che sono una componente significativa delle nostre chiese, ma soprattutto alle famiglie vulnerabili che sono arrivate più recentemente con la richiesta di asilo. Le chiese sono un luogo di accoglienza e di rigenerazione della speranza e della fede, indipendentemente dall’orientamento sessuale, dalla provenienza geografica, dalla cultura: tutti e tutte sono figli di Dio in cerca di una vita migliore e benedetta dal Signore.

Immagine: via pixabay.com