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Il sabato per l’uomo

Lavora sei giorni e fa’ tutto il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al Signore Dio tuo; non fare in esso nessun lavoro
Esodo 20, 9-10

Il sabato è stato fatto per l’uomo
Marco 2, 27

Quando Israele, in Egitto, lavorava in condizioni disumane, senza interruzione, a ciclo continuo, non conosceva riposo e i giorni erano tutti uguali. È solo dopo la liberazione che il popolo poté accogliere il dono del sabato, quel modo diverso di abitare il tempo, da persone libere; solo allora i suoi orecchi furono pronti ad accogliere quel precetto che sancisce il diritto al riposo di tutti, anche degli animali. Nell’orizzonte di questa differente concezione del tempo, la vita non è tutta assorbita dalla necessità di produrre. C’è un tempo per ogni cosa, anche per il riposo e la festa. Ma per poter rispettare il sabato, la condizione necessaria è data dall’essere effettivamente liberi; ovvero, dall’essere nella condizione di potersi fermare e riprendere il lavoro, di poter mangiare e godere dei beni guadagnati. Per poter rispettare il precetto del sabato, bisogna prima di tutto avere il lavoro! Forse, c’è anche questo nella dura critica che Gesù muove ai suoi contemporanei a proposito dell’osservanza del sabato. Facile dire: «c’è un ritmo, rispettalo», se poi il salario è così basso che fermarsi significa non guadagnare il necessario per vivere. Come si può affermare che bisogna riposarsi dal proprio lavoro, come Dio si è riposato dalla creazione del mondo, se si lavora con il ricatto di perdere il lavoro, nel caso non si rispettino le tabelle produttive? E come fanno a riposarsi dal lavoro quelli che lavoro non hanno: i giovani disoccupati, i precari, gli stranieri e le tante donne il cui lavoro non viene riconosciuto? In nome della crisi, oggi, si disumanizza il lavoro. Si lavora male, senza diritti, sottopagati, in condizioni di sicurezza precaria, sotto ricatto di licenziamento. Riscoprire il sabato, il sabato per l’uomo, significa anche questo: vigilare e lottare perché vengano garantite condizioni di lavoro umane, nella società in cui predichiamo il Dio che salva e libera. Non è la società secolarizzata ad averci rubato il giorno del Signore, ma il cinismo di chi ricerca il profitto ad ogni costo e trasforma il lavoro in esperienza alienante, che nulla ha a che vedere con il gesto creativo con cui Dio ha messo in moto il mondo.

Immagine: via istockphoto.com