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La nostra condizione di umanità superstite

La sera di mercoledì 13 luglio, giorno seguente all’incidente ferroviario in Puglia, mentre per le strade di Corato una marea di gente partecipava alla fiaccolata cittadina in memoria delle vittime del disastro cittadino, una piccola co-umanità si è raccolta in preghiera nella locale chiesa evangelica valdese. L’incontro, condiviso con fratelli e sorelle delle realtà parrocchiali cattoliche con le quali da tempo la chiesa valdese condivide l’impegno del cammino ecumenico, ha visto la partecipazione anche di fratelli e sorelle del Rinnovamento dello Spirito. È stata data lettura di una lettera di solidarietà da parte delle chiese valdese e metodista di Perugia e Terni, oltre ai saluti del delegato per l’ecumenismo della diocesi Barletta-Trani-Corato.

Nel momento di riflessione sull’immane tragedia, il pensiero è stato rivolto sì alle vittime, ma anche ai superstiti insanguinati, che con i propri occhi hanno visto la morte e il morire, a tutti i soccorritori che hanno udito i lamenti, le voci di coloro che nelle lacrime affermavano di avere amici e parenti sui due treni abbracciati e accartocciati in un mortale morsa: umanità superstite e unita nella profonda domanda/affermazione «siamo vivi, siamo i sopravvissuti… potevo esserci io su quel treno come pendolare, studente, turista… ecco, invece, sono vivo».

È proprio a partire dal riconoscersi superstiti, scampati alla morte, che si è dischiuso l’orizzonte di una ricomprensione della vita e di una rifrequentazione del morire e della morte, troppo spesso spazio rimosso la cui conseguenza è il ricadere nella assurda normalità e mortifera indifferenza alle tragedie, siano esse a noi vicine o lontane. La lettura di alcuni salmi è stata per tutte/i una immersione nell’umanità toccata dal dolore e dalla sofferenza. Dall’ascolto dell’antica testimonianza del salmista, che non viene lasciato solo nel suo dolore ma sperimenta la presenza e l’aiuto di Dio, è nato l’annuncio della vita che, nonostante tutto, va vissuta con gioia e riconoscenza. Dinanzi alla tragedia del disastro ferroviario, la comunità dei credenti ha voluto rinnovare nella preghiera e nell’ascolto della Parola di Dio il proprio impegno a dar senso e spessore alla vita, dono prezioso di Dio, e a resistere alle difficoltà della vita nella speranza di nuovi cieli e nuova terra.