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Un’Irlanda unita grazie alla Brexit?

Fonte: Uk Reuters, trad. it. G. M. Schmitt/voceevangelica.ch. Autori: Conor Humphries e Amanda Ferguson

Diciotto anni dopo un trattato di pace che ha decretato la fine di decenni di lotte tra nazionalisti prevalentemente cattolici che propugnano un’Irlanda unita e unionisti prevalentemente protestanti che vogliono continuare a far parte del Regno Unito, il voto della Gran Bretagna a favore della Brexit induce persone di entrambe le fazioni nordirlandesi a pensare l’impensabile.

Per anni una netta maggioranza della popolazione nordirlandese – molti cattolici e quasi tutti i protestanti – ha preferito continuare a far parte del Regno Unito, attratta dallo status quo come garanzia di stabilità e prosperità. Ma ciò è stato messo improvvisamente a rischio dalla prospettiva che la Gran Bretagna lasci l’Europa e la Scozia si stacchi dal Regno Unito. Il referendum sulla Brexit suggerisce la possibile formazione di un nuovo centro costituito da persone di entrambe le comunità di fede che temono l’incertezza economica conseguente all’uscita dall’Europa. “Per la prima volta nella loro vita le persone dicono che voterebbero per l’Irlanda unita, un’eventualità che non avevano mai preso in considerazione prima”, ha detto Steven Agnew, leader del Green Party in Irlanda del Nord.

L’appartenenza sia dell’Irlanda sia della Gran Bretagna all’Unione europea era una pietra angolare dell’accordo che nel 1998 pose fine alle lotte per decidere se le sei contee prevalentemente protestanti del nordest dell’Irlanda dovessero appartenere alla Gran Bretagna o all’Irlanda. Il governo dell’UE assicura il libero commercio e la libera circolazione e permette ai cittadini britannici o irlandesi di lavorare e richiedere prestazioni e cure ospedaliere in entrambi i paesi. Le persone da una parte e dall’altra del confine possono avere uno dei due passaporti o entrambi, senza che ciò influisca sul modo in cui vengono trattate da uno Stato o dall’altro.

Sebbene i cittadini dell’Irlanda del Nord abbiano il diritto di ottenere il passaporto irlandese, molti unionisti non ne facevano richiesta. Ma ora molti unionisti fanno la fila alla posta centrale di Belfast per farsi consegnare il formulario di richiesta per il passaporto irlandese. Interpellata, una persona nella fila ha detto di essere sconvolta e delusa dal voto per la Brexit e di considerare il passaporto irlandese l’unico modo per conservare la cittadinanza europea.

La maggiore banca dell’Irlanda del Nord, la Ulster Bank, ha affermato che l’incertezza intorno ai termini dell’uscita della Gran Bretagna dall’UE potrebbe fare dell’Irlanda del Nord una “zona interdetta” per qualche investimento diretto straniero. La Brexit potrebbe determinare una minore crescita, un aumento del tasso di disoccupazione e tagli nella spesa pubblica. «Mi si rivolta lo stomaco per tutto quello che sta succedendo», ha detto Robert McClenaghan, un membro dell’Irish Republican Army (IRA, Esercito repubblicano irlandese) diventato lavoratore comunitario, descrivendo la perdita potenziale di centinaia di milioni di euro di fondi dell’UE destinati a ex militanti, a gruppi di vittime e all’animazione socio-educativa intercomunitaria. «Corriamo il pericolo di un ritorno al conflitto – a un basso livello di intensità – se questi fondi verranno tolti», ha detto.

I politici pro-Brexit hanno detto che all’uscita della Gran Bretagna dall’UE la frontiera irlandese rimarrà aperta, ma i sostenitori del Remain affermano che ciò sarà impossibile se la Gran Bretagna vuole davvero limitare l’immigrazione dai paesi UE i cui cittadini sono liberi di entrare in Irlanda. «Se innalzano una frontiera i dissidenti la faranno saltare», ha detto Sid Johnson, unionista 68.enne fautore del Leave. «Se la polizia fosse costretta a mandare uomini armati a difendere i posti di frontiera», ha aggiunto, «potrebbe esserci una rapida escalation».

Sulla base dell’accordo di pace il maggior partito nazionalista, Sinn Fein, governa la provincia insieme con l’unionista DUP, che ha fatto campagna per l’uscita della Gran Bretagna dall’UE. Il presidente del partito Sinn Feinn si è infuriato dopo il voto per la Brexit dicendo che così la Gran Bretagna «ha perso ogni mandato per rappresentare gli interessi della gente di qui». Il partito ha in seguito raffreddato la sua retorica, con il vicepremier Martin McGuinness che ha detto che un referendum per l’Irlanda unita dovrebbe aver luogo “prima o poi in futuro”.

Quello di un’Irlanda unita è stato il sogno accarezzato dai nazionalisti irlandesi da quando la Gran Bretagna diede vita all’Irlanda del Nord per proteggere la numerosa comunità protestante nella parte nordorientale dell’isola dallo Stato a prevalenza cattolica creato nel sud nel 1921. Tra la fine degli anni Sessanta e la fine degli anni Novanta del secolo scorso furono oltre 3.600 le vittime del conflitto tra i cattolici che dicevano che erano loro negati i diritti umani fondamentali e volevano unirsi all’Irlanda e i protestanti che difendevano l’unione con la Gran Bretagna. Con l’accordo di pace del 1998 al governo britannico fu dato il potere di indire un referendum nel caso in cui si manifestasse l’intenzione di una maggioranza dei votanti di far parte di un’Irlanda unita.

Sebbene tassi di natalità più elevati lascino intendere che i cattolici diventeranno la maggioranza in Irlanda del Nord nell’arco di una generazione, sondaggi d’opinione hanno regolarmente dimostrato che circa la metà dei cattolici continuava a preferire la stabilità del Regno Unito. Ma se con la Brexit quel sostegno all’unione da parte cattolica verrà meno, l’esito di un referendum sull’unificazione irlandese potrebbe essere “molto, molto serrato”, ha detto Peter Shirlow, dell’Institute of Irish Studies all’Università di Liverpool. «Gli unionisti dovrebbero fare affidamento sui cattolici che non vogliono far parte di un’Irlanda unita. Questa è stata la tendenza fino al 23 giugno», ha detto. «Ma penso che adesso quella tendenza stia cambiando».

Immagine: via https://www.youtube.com/watch?v=N4Si1Tn-VTQ