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Rovesciamento di priorità

Poiché chi sono io, e chi è il mio popolo, che siamo in grado di offrirti volenterosamente così tanto? Poiché tutto viene da te; e noi ti abbiamo dato quello che dalla tua mano abbiamo ricevuto.
1 Cronache 29, 14

Paolo scrive: «Nelle attuali circostanze, la vostra abbondanza serve a supplire al loro bisogno, perché la loro abbondanza supplisca altresì al vostro bisogno, affinché ci sia uguaglianza, secondo quel che è scritto: “Chi aveva raccolto molto non ne ebbe di troppo, e chi aveva raccolto poco, non ne ebbe troppo poco”».
2 Corinzi 8, 14-15

L’aforisma da avanspettacolo, io lavoro, pago e pretendo, riassume in maniera inoppugnabile il sistema capitalistico e di mercato nel quale ci troviamo immersi fino al collo. Difficile contestare i diritti di chi vuole godere dei frutti del proprio lavoro e, allo stesso tempo, è interesse di tutti far sì che vi siano garanzie per il proprio denaro, onestamente guadagnato. Ma le regole del mercato uccidono l’umanità e con l’umanità uccidono le società, perché accecano la vista e non lasciano intravedere chi ci sta attorno.

Miliardi di esseri umani soffrono la povertà, la malnutrizione e la fame perché c’è, e sono in molti, chi guadagna profittando di regole di mercato elaborate apposta per far arricchire chi più ha e impoverire ulteriormente i diseredati del mondo. La forbice che rappresenta il divario tra ricchi e poveri si va divaricando inesorabilmente a favore dei ricchi.

Questa è un’ingiustizia che va denunciata con tutte le nostre forze, non lasciandoci intrappolare dalle regole del mercato e nemmeno da un senso di carità buonista, tipo quella che condona i debiti inesigibili o stanzia uno striminzito 0,7% del pil, mai attuato dai grandi paesi, se non da alcuni paesi scandinavi, a favore dei paesi poveri per combattere la fame. Occorre un rovesciamento di priorità. Queste non vanno parametrate a partire dall’arricchimento dei paesi ricchi, ma a partire dal bisogno dei paesi dove vive un’umanità che non può essere lasciata morire di fama, pena la condanna su di noi per la nostra disumanità. Ci viene in soccorso quanto scrive l’apostolo Paolo, nel versetto sopra ricordato. La condivisione dei beni, prima ancora che una questione economica, è una questione che vuole attuare quel che abbiamo appreso da Gesù: voi conoscete la grazia del nostro Signore Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché, mediante la sua povertà, voi poteste diventare ricchi (2 Cor. 8, 9).

Immagine: via istockphoto.com