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Concilio ortodosso: concluso in assenza della Chiesa russa

Inviando una “enciclica” ai propri fedeli si è concluso ieri a Chania (città di Creta occidentale) il Concilio che, pur definito “pan-ortodosso” da Bartolomeo I, patriarca di Costantinopoli, ha visto solo la partecipazione di dieci delle quattordici Chiese autocefale, perché i patriarcati di Russia, Antiochia (Damasco), Bulgaria e Georgia hanno deciso di essere assenti da un evento che, nel suo genere, era pensato come il primo dopo mille anni.

Aperto ad Heraklion, la “capitale” di Creta, domenica 19 giugno, il Concilio si è poi svolto all’Accademia ortodossa situata a Kolymbari, un ridente villaggio in riva al mare ad una quarantina di chilometri da Chania, nella cui cattedrale ieri ufficialmente l’Assemblea si è sciolta.

Sei sono stati i documenti discussi, ed approvati, dai 166 “padri”: ogni Chiesa autocefala poteva inviare al Concilio, al massimo, 24 vescovi, più il proprio capo; tuttavia alcune Chiese – come la polacca, l’albanese e la céca – hanno solo da 3 a 8 vescovi. I testi trattano di problemi pastorali (le norme sul digiuno, gli impedimenti matrimoniali), o della diaspora ortodossa (milioni di ortodossi vivono nelle due Americhe, ad esempio), o dei criteri per la proclamazione della “autonomia” (non della “autocefalia”, argomento – assai controverso – non trattato!) di una Chiesa. Un testo, assai dibattuto dai “padri”, affronta il rapporto tra le Chiese ortodosse e il resto del mondo cristiano. In esso si ribadisce che la Chiesa ortodossa è la Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica proclamata nel Credo.

Da parte sua, Bartolomeo – primus inter pares tra i gerarchi ortodossi – alla conclusione della solenne liturgia di ieri, a Chania, ha insistito sull’importanza della “sinodalità” per la vita della Chiesa; ha espresso la speranza che il XXI secolo sia “il secolo dell’Ortodossia”; ha definito “pan-ortodosso” il Concilio che terminava. Ma i quattro patriarcati che non hanno partecipato all’Assemblea rappresentano circa il 70% dei duecento milioni di ortodossi sparsi nel mondo; e, tra essi, la Chiesa con il maggior numero di fedeli è quella russa. Per tale motivo le Chiese presenti a Creta ora attendono con una certa trepidazione il giudizio che il patriarcato di Mosca darà sull’evento celebrato nell’isola.

Il Concilio ha anche approvato una “enciclica” e un “messaggio” ai fedeli: nella prima, più ampia, e nel secondo, più essenziale, si riprendono i temi maggiori affrontati nei sei documenti. Per quanto riguarda il rapporto con il mondo moderno, si esprime rammarico perché esso «cerca l’autonomia dell’uomo in rapporto a Cristo e all’influenza della Chiesa che esso arbitrariamente identifica con il conservatorismo». In quanto al matrimonio, si afferma che esso è un «legame indissolubile di amore tra un uomo e una donna».

Al Concilio di Creta hanno inviato osservatori la Santa Sede, la Chiesa copta (egiziana), la Chiesa sira, la Chiesa apostolica armena, la Comunione anglicana, la Federazione luterana mondiale, la Chiesa vecchio-cattolica, il Consiglio ecumenico delle Chiese, il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, la Conferenza delle Chiese europee, la Chiesa luterana di Germania.

Immagine: tratta da orthodoxie.com