milan_cathedral_2013-09-18

Milano: roccaforte del centrosinistra

«C’è molta gioia e ancor di più un grande senso di responsabilità. Sto ripensando a tutte le promesse della campagna elettorale e allo sforzo che saremo chiamati a fare per onorare ogni singola promessa», così ha esordito il neosindaco di Milano Giuseppe Sala nel suo discorso di saluto, appena giunti i primi risultati certi la notte del 19 giugno.

Candidato del centrosinistra, Sala ha vinto il ballottaggio con Stefano Parisi, il candidato del centrodestra. A scrutinio concluso Sala ha ottenuto il 51,7% dei voti contro il 48,3 di Parisi. Sala ha annunciato la vittoria ai suoi sostenitori dicendo di aver parlato prima con Parisi. Al primo turno Sala aveva ottenuto il 41,69% delle preferenze, Parisi il 40,77. L’affluenza finale alle urne nella città di Milano è stata del 51,8% (al primo turno era stata del 55,22).

«Ho avuto modo di conoscere Giuseppe Sala in occasione di eventi all’Expo organizzati dal Consiglio delle chiese cristiane di Milano e dal Forum delle religioni – ha detto a Riforma.it il pastore valdese Giuseppe Platone, presidente del Consiglio delle chiese cristiane di Milano –. Gli consegnai anche un mio articolo uscito su Riforma e nel quale ponevo considerazioni critiche rispetto all’Expo. Nell’occasione abbiamo avuto modo, seppur brevemente, di confrontarci su questo tema, ma anche sulla realtà valdese per la quale si era dimostrato molto interessato, per poi arrivare ad affrontare questioni legate alla dimensione multiculturale dell’hinterland milanese. Mi fece un’impressione positiva, di ascolto e di sensibilità, rispetto ai temi delle minoranze e della multi-religiosità che qui a Milano è materia scottante, soprattutto per quanto concerne la questione dei locali di culto. Segnatamente la moschea, legata al dato oggettivo che qui vivono e lavorano ben più di centomila islamici che hanno diritto d’incontrarsi e di pregare in luoghi sicuri e dignitosi. Ad esempio Sumaya Abdel Qader, 38 anni, figlia di genitori giordano – palestinesi, 3 lauree, 3 figli, ricercatrice e scrittrice – ce l’ha fatta ed è stata eletta nel comune di Milano in questa tornata elettorale», ha ricordato Platone.

Il neo sindaco, Giuseppe «Beppe» Sala, nato a Milano nel 1958, dopo la laurea all’Università Bocconi ha iniziato il suo percorso professionale prima in Pirelli, dove è rimasto per 19 anni, e poi in Telecom Italia. È stato per un anno e mezzo direttore generale del Comune di Milano prima di occuparsi della gestione dell’Expo 2015. In campagna elettorale ha scelto di pubblicare online le dichiarazioni dei redditi degli ultimi cinque anni, invitando tutti gli altri candidati a farlo.

«Sono persuaso che con Sala vi potrà essere continuità con il grande lavoro già fatto in precedenza con l’amministrazione Pisapia – ha proseguito il pastore Giuseppe Platone –. Per quanto riguarda Parisi, persona che come manager penso sia competente e per certi versi convincente, ero assai preoccupato non tanto dalla persona in sé quanto dalle liste che lo appoggiavano. Sono certo che con la nuova amministrazione si potrà proseguire e ancor più concretizzare l’impegno comune per la valorizzazione del dialogo interreligioso ed ecumenico, culturale e interculturale e sociale , penso in particolare al nostro impegno ventennale sui migranti. Come protestanti – prosegue Platone – promuoviamo programmi e idee che abbiamo già presentato alla precedente amministrazione e che rilanceremo, certi d’incontrare ascolto e interesse anche con la nuova giunta. Del resto non siamo a caccia di rapporti privilegiati ma, per dirla con il profeta Geremia, il nostro più grande desiderio, come cittadini di Milano e di credenti è la “ricerca del bene della città”. Ed è su questa strada laica e solidale che continueranno ad intrecciarsi progettualità e collaborazioni. Vedo per Milano un futuro socialmente coinvolgente e fruttuoso».

Un futuro che, pur nella discontinuità, Platone augura anche alla città di Torino, luogo nel quale ha vissuto a lungo, prestandovi servizio pastorale e dirigendo il settimanale Riforma: «Sarebbe assurdo che il lavoro comune sui temi sociali, culturali e religiosi che da sempre vedono impegnate, con grande generosità, le chiese evangeliche nel torinese debba subire battute d’arresto. In fondo i cinquestellati amano la trasparenza, la sobrietà e l’onestà economica nello stile di vita e la laicità nei rapporti tra chiese e istituzioni pubbliche. È una buona base di partenza. Poi si vedrà ma non saremo mai indifferenti. Noi siamo quelli che vanno sempre a votare…».

Immagine: By Max_Ryazanov, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=29744047