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Ponti, non barriere

A dieci giorni dal referendum del 23 giugno che deciderà la permanenza o la fuoriuscita dell’Inghilterra dall’Unione europea, l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby prende posizione pubblicamente: «Per quanto mi riguarda, in base a ciò che ho detto e ho vissuto, voterò per rimanere», ha detto infatti in un articolo pubblicato domenica 12 giugno sul Mail on Sunday. Di fronte a una decisione che cambierà la nostra vita e quella delle generazioni future, ha dichiarato ancora l’arcivescovo, il popolo inglese deve pensare che tipo di nazione vuole diventare. Pur sottolineando che la Chiesa non dà indicazioni di voto, Welby ha voluto ricordare che la missione dell’Unione europea dal dopoguerra ad oggi è stata sempre favorire la pace e la riconciliazione per «essere costruttori di ponti e non di barriere».

«Gesù ci ha insegnato ad amare i poveri e gli stranieri – ha aggiunto – L’unione europea è nata in un’Europa distrutta dalla guerra, e ha formato un continente che fino a poco tempo fa ha contribuito allo sviluppo umano e alla cura sociale molto di più che in qualsiasi altro momento storico». Secondo la sua opinione, la Brexit avrebbe conseguenze significative per la politica, l’economia, il commercio, la difesa e l’immigrazione non soltanto nel Regno Unito ma in tutto il continente.

Welby non è l’unico ad aver detto la sua sulla Brexit: anche altri leader religiosi si sono espressi a favore della permanenza nell’Unione europea, segno di un grande coinvolgimento delle autorità ecclesiastiche sulla questione del referendum.