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Concilio panortodosso: in bilico la partecipazione della Chiesa ortodossa russa

Il 19 giugno è fissato a Creta il Concilio panortodosso, che vede riuniti i primati delle 14 chiese ortodosse nel mondo. Più di 50 anni di preparativi sono trascorsi. E ora, a poche settimane dall’incontro, l’annunciata defezione di alcune chiese locali potrebbe far saltare l’evento.

Dopo il rifiuto della Chiesa bulgara di partecipare, a cui è seguito quello del Patriarcato di Antiochia, la Chiesa ortodossa russa ha deciso di convocare una riunione d’urgenza del suo Sinodo per decidere sulla opportunità o meno di prendere parte al Concilio panortodosso. Lo ha reso noto, oggi, il presidente del dipartimento per le Relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, il metropolita Hilarion (Alfeyev). «Abbiamo sempre detto che le decisioni del Concilio devono avere consenso per essere promulgate – ha spiegato alla agenzia di stampa ufficiale russa (Tass) –. Crediamo che il consenso implichi non il mero accordo di coloro che sono presenti, mentre altri sono assenti. Il consenso deve significare opinione unanime di tutte le Chiese ortodosse locali. Se una di loro è assente, pensiamo significhi che non vi è consenso».

In particolare nei giorni scorsi la Chiesa bulgara e quella georgiana avevano chiesto di ridiscutere ulteriormente ed emendare alcuni dei documenti che il Concilio di Creta dovrebbe promulgare, tra cui quelli sul sacramento del matrimonio, sul rapporto delle Chiese ortodosse e il mondo contemporaneo, e sulle relazioni con altre confessioni cristiane. Viene criticata la posizione «ecumenica» contenuta nei testi e si insiste che cattolici e protestanti vengano definiti eretici e non «Chiese». Anche il Patriarcato di Antiochia ha espresso rimostranze, ma più legate alla mancata soluzione del contenzioso con il Patriarcato di Gerusalemme sulla giurisdizione degli ortodossi del Qatar.

Alla luce di tutto ciò, il 3 giugno scorso il Sinodo del Patriarcato di Mosca aveva chiesto la convocazione, entro il 10 giugno, di una riunione panortodossa, preconciliare straordinaria, volta a valutare gli emendamenti elaborati dalle Chiese nazionali sui documenti da promulgare durante il Concilio e l’eventuale necessità di posporlo. Idea, però, bocciata da Costantinopoli (incaricata di organizzare l’evento), che fin dall’inizio ha cercato di limitare il più possibile la discussione dei testi, usciti dall’incontro dei 14 capi delle Chiese autocefale ortodosse, tenutosi a Chambésy, in Svizzera, lo scorso gennaio. «Siamo sconvolti dalla reazione di Costantinopoli – ha denunciato il metropolita Hilarion –. Significa che il Patriarcato di Costantinopoli ha poco interesse in quello che dicono le Chiese locali».

Il Concilio panortodosso non si convoca da oltre 1000 anni e i preparativi per il suo svolgimento hanno richiesto più di 50 anni. Nel 2014, i leader spirituali ortodossi avevano deciso di tenerlo nel 2016 a Sant’Irene, l’antica cattedrale di Costantinopoli, dove ebbe sede il secondo Concilio ecumenico della Chiesa indivisa (nel 553). Dopo però l’esplodere delle tensioni tra Mosca e Ankara per l’abbattimento del jet russo al confine con la Siria, la città turca è diventata «scomoda» per la delegazione russa, e così è stata scelta l’isola greca di Creta, sotto la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli.

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