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La vita avventurosa di un grande umanista «eretico»

È stata pubblicata di recente una nuova accurata biografia del grande «eretico» Celio Secondo Curione (1503-1569), nato a Ciriè da nobile famiglia, ultimo di 23 figli*. Visse una vita quanto mai avventurosa riuscendo per due volte a sfuggire all’Inquisizione e alla morte. Come racconta il suo primo biografo Giovanni Niccolò Stoppani, a Torino, nel 1532, mentre ascoltava la predica di un domenicano che aveva accusato Lutero di empietà e di lassismo morale, Curione lo interruppe imponendogli di citare le sue fonti. Di fronte all’imbarazzo del frate egli estrasse dalla giacca il Commento all’Epistola ai Galati del Riformatore e, leggendone dei brani, dimostrò che l’intento dell’autore era di preservare la purezza della fede da ogni superstizione. I presenti cominciarono a inveire contro il domenicano; questi fu costretto a fuggire ma denunciò Curione all’Inquisizione che lo imprigionò a S. Domanico. Nell’oscurità del carcere Celio riuscì a far chiudere nei ceppi una gamba finta formata da stracci nascondendo una delle sue sotto il corpo. Con questo astuto stratagemma poté facilmente evadere. I suoi carcerieri, per salvarsi, sostennero che il prigioniero aveva fatto ricorso ad arti magiche. Per contestare questa accusa Curione scrisse un dialogo latino, Probus, che sarà pubblicato a Basilea solo nel 1544.

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Nel luglio del 1542 si recò in Svizzera lasciando moglie e otto figli e figlie a Lucca. Andò a Zurigo da Bullinger (con cui avrà una lunga corrispondenza), incontrò Calvino a Ginevra e soggiornò a Losanna. In autunno tornò in Italia, rivide la famiglia a Lucca ma, per prudenza, si stabilì a Pescia. Qui una sera, mentre cenava in un’osteria, tradito da una spia, fu sorpreso dagli sbirri dell’Inquisizione. Curione non si sgomentò, confidando nella sua grande forza fisica, li assalì con il coltello che stava usando per il cibo e, affrontandoli a viso aperto, balzò a cavallo e riuscì a fuggire, invano inseguito dalle guardie e dai loro cani. Dichiarò poi di essersi salvato grazie a una tempesta inviata dal cielo e poté tornare in Svizzera con tutta la famiglia.

Poco prima, durante il suo soggiorno a Venezia, Celio aveva pubblicato anonimo il Pasquino in estasi [G. Cordibella e S. Prandi ne hanno promesso una edizione critica attesa da molto tempo, nda], che sarà presto tradotto in latino, in tedesco, francese, inglese e olandese e avrà un’enorme diffusione. Dall’edizione latina nel 1546 fu tratto un secondo Pasquino «nuovo e molto più pieno del primo», stampato a Basilea e a Venezia. L’autore immagina che la famosa statua romana sia elevata nell’aldilà per scoprire che vi sono due cieli: quello del papa-Anticristo pieno di ogni nefandezza, ormai prossimo al crollo e quello cristiano abitato dai beati. Pasquino riesce a penetrare nel primo cielo attraverso un piccolo pertugio scavato da Lutero, da Zwingli e poi «agrandito da molti altri». La vivace satira anticattolica si rivelò uno strumento efficacissimo per divulgare le dottrine della Riforma in tutta Europa.

Prima di dedicarsi alla riedizione di molti classici dell’antichità, nel 1544 Curione pubblicò in latino a Poschiavo (non potendo farlo a Basilea) la sua opera fondamentale, La vastità del beato regno di Dio, che sarà giudicata un duro attacco alla doppia predestinazione calviniana. Celio vi sostenne che il numero dei salvati sarà molto maggiore di quello dei dannati. La misericordia di Dio è talmente infinita che potrà accogliere anche i pagani dell’antichità, coloro che hanno rifiutato Cristo (gli ebrei) e che non hanno potuto conoscerlo (i musulmani e gli abitanti del Nuovo Mondo) mediante una illuminazione interiore compiuta dallo Spirito Santo. La dottrina della predestinazione si riduceva così al solo corno positivo trasformandosi in dottrina della predestinazione alla grazia, pur senza arrivare a un completo universalismo.

La libertà esegetica nello studio della Bibbia e la tolleranza dottrinale erano necessarie perché nella Scrittura c’era sempre spazio per un’interpretazione alternativa (la profezia) e soltanto alla seconda venuta di Cristo tutti i misteri della Bibbia saranno chiariti. Un libro condannato dai contemporanei ma che sarà riedito e molto apprezzato dagli Arminiani olandesi (1614), ristampato ancora a Francoforte in ambiente luterano nel 1617 e molto lodato dal filosofo francese Pierre Bayle emigrato a Rotterdam, che gli dedicò una voce positiva nel suo notissimo Dizionario storico-critico del 1696-97.

* L. Biasiori, L’eresia di un umanista. Celio Secondo Curione nell’Europa del Cinquecento, Roma, Carocci, 2015, euro 16,00.