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La gioia per il ravvedimento dei peccatori

Convertitevi dalle vostre vie malvagie! Perché morireste?
Ezechiele 33, 11

Vi dico che, allo stesso modo, ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si ravvede che per novantanove giusti che non hanno bisogno di ravvedimento
Luca 15, 7

Ci sono gioie nella vita che vanno festeggiate. Ci sono gioie che se non le condividi, diventi come Gollum, il personaggio di Tolkien che, trovando un anello, vive 500 anni nell’autoemarginazione diventando incapace di essere veramente contento di quel ritrovamento e, del resto, anche di odiarlo veramente. Gesù dice che in cielo il ravvedimento dei peccatori è motivo di gioia e di festa.

La gioia per il ravvedimento dei peccatori – però – è più grande di quella per la giustizia dei giusti, per i quali sembra non esserci alcun festeggiamento. A queste parole si potrebbe reagire con la delusione del credente fedele, come quel figlio che vedendo tornare a casa il fratello «prodigo» si urta dell’accoglienza che gli riserva il padre. Il ravvedimento non dovrebbe piuttosto essere la buona occasione di un rimprovero?

Sembra proprio che l’evangelo sia una buona notizia solo per qualcuno, non per tutti; ma Gesù fa una semplice constatazione: «se tu stessi cercando qualcosa che hai perduto e la trovassi, non saresti contento di riaverla più di quelle che non avevi perduto?». Il punto è qui, nell’aver cercato e nell’aver trovato. Se non cerchi, hai certamente perso qualcosa e non avrai nulla di cui gioire o da festeggiare. Dio cerca, e quando trova, gioisce e festeggia. Se abbiamo creduto, un giorno si è fatto festa anche per noi in cielo, ma anche noi, se invece di accarezzarci la fede trovata senza certezza di esserne veramente contenti o di sentirne il peso, uscissimo a festeggiare con gli amici, forse troveremmo quella gioia che qualche volta viene meno nella nostra fede.

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