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Turchia, Islam e contraccezione

Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, qualche giorno fa ha invitato i suoi concittadini a fare più figli per rispondere alla responsabilità di accrescere le nuove generazioni turche. Pochi anni fa il presidente aveva detto che ogni moglie dovrebbe fare almeno tre figli per rafforzare il paese, e pochi giorni fa ha affermato che la contraccezione e il controllo delle nascite non appartengono ai veri musulmani. Ne parliamo con Sara Hejazi, giornalista, scrittrice e antropologa, esperta di questioni femminili nel mondo musulmano.

Dunque la contraccezione non è per i musulmani? Che ne pensa?
«Credo che sia una presa di posizione personale del presidente Erdogan, che in qualche modo sta cercando di contrastare l’andamento della modernità, in un momento in cui l’Europa sta ridefinendo il concetto di famiglia e di filiazione, oltre ai metodi con cui stiamo procreando, come esseri umani. Un modo per opporsi a un percorso che viene percepito come occidentale, anche se non è del tutto vero. La pianificazione familiare è contemplata anche dalla religione islamica».

Come?
«Il Corano non dice nulla sugli anticoncezionali, ma gli hadith, la tradizione su cui si basa la conoscenza della religione, parlano di coito interrotto, previsto anche da Maometto. La pianificazione familiare in qualche modo c’era già. Il mondo sta andando verso una rivoluzione del modo di concepire, di intendere la vita e la famiglia, anche grazie alla genetica e la tecnologia. Ci sono passi indietro e prese di posizione che sembrano assurde, ma sono fenomeni che ci sono sempre stati. Quando si è scoperta la pillola contraccettiva in Occidente, le eredi delle Suffragette erano contrarie, piuttosto l’astinenza. Ci sono sempre delle forme di resistenza in una società complessa come la nostra. Erdogan protrae una contrapposizione un po’ becera di Occidente contro Oriente, e la sottolinea mettendo al centro la religione. Ma è dagli anni ‘60 che esiste la pillola in Turchia, per esempio».

La Turchia, nazione tradizionalmente più laica del Medioriente, mette insieme procreazione e religione. Cosa sta cambiando?
«In Turchia ci sono sacche di laicità fortissime, di gioventù allineata con quella occidentale, ma nello stesso tempo dei ritorni a posizioni radicali dell’Islam. Questo perché le società non sono isole, così come le persone. Con la polarizzazione Stato islamico – islamofobia, si alimentano posizioni radicali. Il discorso di Erdogan è populista e si inserisce nell’onda di ripensare all’identità e andare contro un percorso di cui si fa portavoce l’Occidente: la fecondazione in vitro, la procreazione assistita, ecc».

Non è la prima volta che Erdogan parla di questi temi…
«Sì, e c’entra anche il ripensamento della figura femminile dell’Islam, considerata nell’ambito di una crescente crisi di modelli. Negli anni ‘60 e ‘70 il modello era quello di un Islam politico, che era una cosa nuova e che prevedeva una donna velata ma che andava a lavorare, che non faceva molti figli, e che era un’attivista musulmana. Oggi emerge una crisi del modello politico femminile: dove si va, se non si vuole replicare il modello dell’Occidente? Spesso si torna al passato. Erdogan la traduce così, ma è una crisi più ampia, legata alla figura femminile».

In un documentario la Bbc parlava della prostituzione in Turchia come luogo concreto di educazione sessuale, che altrimenti manca. Che ne pensa?
«Come succede da noi la società è un po’ schizofrenica. Da un lato l’educazione sessuale è molto limitata, dall’altra la pornografia è accessibile come mai nella storia dell’umanità. Per esempio la figura della Vaize turca, un prete donna, va nelle moschee a parlare con altre donne di temi della sessualità, anticoncezionali, allattamento. Una sorta di educazione sessuale per giovani ragazze in vista del matrimonio. Da un lato l’educazione passa per questi canali, dall’altra si ha il consumo quotidiano di pornografia. La prostituzione è spesso stata un lancio nel mondo della sessualità, da sempre, ma forse viene a mancare un po’ la comunità di riferimento in questi termini e si va nella direzione della frammentazione».

Anche gli imam avranno questo ruolo, in Turchia.
«La figura religiosa continuerà a dare questi strumenti, la religione è un aspetto che occupa tutte le sfere dell’esistenza. Il problema è conciliare questi contenuti con la tradizione e con gli stimoli che arrivano dalla modernità, e capire noi stessi in questa confusione culturale, dove vengono a mancare dei riferimenti condivisi. Inoltre ci sono delle tendenze sociali più ampie che continuano, come voler rappresentare la donna come procreatrice e madre, cosa che pesa in questo momento storico. Erdogan ha avuto 4 figli e 3 nipoti: ma la donna è solo questo? È molto controverso pensarlo di questi tempi».

Foto: via pixabay.com