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Iran: mai così tante donne elette in Parlamento

Ben 18 donne siedono nel nuovo Parlamento iraniano, il decimo Majlis della Rivoluzione islamica, che era stato eletto dal voto popolare il 26 febbraio scorso e che si è insediato lo scorso 28 maggio. Alle 14 deputate elette al primo turno si sono aggiunte le quattro che hanno conquistato un seggio con il secondo turno, portando il numero a 18 su 290 parlamentari, il doppio dell’assemblea uscente. Mai così tante donne, in tutta la storia della Repubblica Islamica, erano entrate in Parlamento. E, dato interessante, superano addirittura il numero degli ayatollah, che si riduce ai minimi storici: soltanto 16, infatti, sono riusciti a conquistare un seggio, segno di un paese che cerca di orientarsi verso la laicità.

Un percorso ancora lungo, però, se si pensa all’”incidente” che ha coinvolto una delle neoelette, la giurista trentenne Minoo Khaleghi, deputata riformista arrivata terza a Isfahan, nota località turistica itaniana, che si è vista annullare i voti per un suo preteso “comportamento immorale”. Khaleghi, infatti, è stata accusata dal Consiglio dei Guardiani di aver stretto la mano a un uomo quando era in viaggio in un altro Paese. Altre fonti dicono che la motivazione dell’annullamento sarebbe da ricondurre invece al fatto che la giovane deputata sarebbe stata vista a capo scoperto, senza il velo, obbligatorio per la legge islamica in vigore in Iran.

Accuse vaghe e difficili da dimostrare, che Khalegi ha respinto senza indugi, affermando che screditavano la credibilità stessa della Repubblica Islamica. Certo non è un segnale rassicurante che il Consiglio dei Guardiani – un organo di controllo, emanazione della Guida Suprema, che ha il potere di selezionare gli aspiranti deputati e di bocciare tutte le leggi non conformi ai valori islamici ma che non aveva mai contestato un’elezione – in questo caso si sia mosso per “congelare” i voti e negare di fatto la volontà popolare.

I riformisti moderati, sostenitori del presidente Rouhani, hanno conquistato il 42% dei seggi, i fondamentalisti – tra cui una maggioranza di contrari all’accordo sul nucleare – il 29%, gli indipendenti il 22,41. Un rimanente 7% e’ occupato dalle minoranze religiose (2 armeni, un caldeo, un ebreo e uno zoroastriano) e da deputati che si sono presentati sia nelle liste dei riformisti che in quelle degli ultraconservatori (fonte Presstv).

La cerimonia dell’insediamento del nuovo Parlamento è stata l’occasione per il presidente Rouhani di ribadire i punti cardine del suo programma, dall’accordo sul nucleare al nuovo ruolo politico ed economico dell’Iran sulla scena mondiale, dalla battaglia contro l’inflazione alla ripresa delle esportazioni petrolifere. Anche l’ayatollah Ali Khamanei ha parlato ai neodeputati, chiedendo loro di «difendere l’economia di resistenza e i valori islamici dell’Iran e di costituire un bastione contro i progetti e le eccessive domande dell’arroganza internazionale».

Il decimo Majlis rimarrà in carica fino al 27 maggio del 2020. Il primo atto del nuovo Parlamento sarà l’elezione del presidente dell’Assemblea: i due principali sfidanti sono il leader della formazione moderata – riformista Mohammad Reza Aref, favorele a Rouhani, e il presidente del precedente Majlis, Ali Larijani, conservatore fedele alla Guida Suprema.

Foto By Mahdi Sigari – http://www.ypa.ir/media/k2/galleries/552/%282%29.jpg, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=44970479