image

Formazione biblica per superare la violenza di genere

Tratto dal sito cevaa.org

Donne e uomini, generi che faticano troppo ancora a dialogare, a capirsi, in primis per il ruolo prevaricatore maschile costruito nell’arco di millenni. E se in Europa gli omicidi, le violenze, gli abusi nei confronti delle donne sono un fenomeno terrificante, che non accenna a diminuire, ad altre latitudini acquistano una valenza e una violenza ancora superiori. Paesi in via di sviluppo o poveri, caratterizzati dalla centralità della figura maschile, relegano le donne a comparse nella società.

La responsabilità a cui ci chiama Dio è di accettare questa differenza. Non assegnare una casella ad ognuno, un posto fisso e immutabile, ma dare la possibilità ad ognuno di essere “altro da me”. L’insegnamento dei testi sacri sotto questa prospettiva, senza cercare di stabilire un ordine o una gerarchia sessuale, è una buona sfida che da anni la Cevaa (la Comunità delle chiese in missione) tenta di soddisfare, ben sapendo cosa voglia dire essere donna e cosa voglia dire esserlo in Paesi in via di sviluppo. Condizioni subalterne, di reclusione domestica se non di vera e propria schiavitù.

Ecco che una corretta lettura della parola di Dio, attualizzata e depurata da termini e concetti maschilisti e patriarcali che caratterizzano in particolare l’Antico Testamento, segnale e retaggio dell’epoca in cui sono stati redatti, diventa in Africa una soluzione non derogabile, una via per uscire dalle prevaricazioni dettate anche dal facile appiglio di un approccio letterale alle scritture.

Sono oltre 20 anni che la Cevaa ha proposto il programma Aeba (animazione di studi biblici applicati), un programma che non manca di audacia.

L’attenzione viene riposta soprattutto nel correggere le erronee letture bibliche, utilizzate per anni al fine di mantenere il genere femminile in una condizione di pesante subalternità. La formazione in questione serve per fornire mezzi per una lettura differente dei testi, con nuovi occhiali, nuove prospettive. Si tratta di un’iniziativa ambiziosa, che mira a portare a maturazione un processo di acquisizioni di consapevolezze che consentano alle donne di ribattere alle accuse più classiche e pedanti, ma anche di completare un processo di acquisizione di consapevolezza che passa attraverso assunzioni di responsabilità nell’affrontare i problemi quotidiani. E’ stato il Camerun, nel 1996, ad essere nazione pilota, la prima a ospitare un abbozzo di progetto simile, promosso dalle aderenti al Dipartimento dell’unione di donne cristiane del Paese. Dato l’incredibile successo raccolto nei primi anni di vita, l’iniziativa, a partire dal nuovo millennio, è stata replicata in Congo e in Ruanda, e ultimamente in Benin e in altri Stati occidentali. Numeri crescenti sottolineano il successo del progetto ideato dalla Cevaa proprio al fine di adoperarsi per una crescita formativa delle donne e degli uomini impegnati nella società. Il prossimo seminario si terrà a novembre sull’isola della Rèunion, nell’oceano Indiano, al fine di introdurre il programma anche nelle nazioni dell’Africa australe e oceaniche.

Tre sono gli obiettivi principali dell’azione: formare donne che diventeranno a loro volta formatrici, garantendo in questa maniera il perpetuarsi del progetto e il suo radicamento fra le azioni vitali di ogni chiesa: produrre testi e materiali di lavoro che diventeranno la base per futuri lavori in tema e infine implementare la collaborazione fra donne di chiese differenti.

E’ tristemente noto come ancora oggi, donne attive e impegnate nella vita della propria chiesa, penino ad affermarsi e a venire investite delle responsabilità che invece meriterebbero.