opportunity

Lottare contro la violenza di genere partendo dagli uomini

Agire contro la violenza sulle donne partendo non dalle vittime ma dai responsabili. Arrivare alla radice, mettendo l’uomo che la pratica di fronte a se stesso e aiutandolo ad affrontare – e a smontare – i meccanismi che lo portano ad essere aggressivo.

E’ l’idea semplice, ma tutt’altro che banale da realizzare, che sta alla base del progetto “Opportunity”, realizzato dal Gruppo Abele con il sostegno dell’otto per mille della Chiesa valdese e che oggi 26 maggio viene presentato alla “Fabbrica delle E”, in corso Trapani 91 a Torino in un convegno di approfondimento dal titolo “Prevenire la violenza e tutelare le vittime attraverso l’aggancio, l’incontro e l’accoglienza dell’autore di maltrattamento”.

Da un anno “Opportunity” ha messo a disposizione per cinque uomini maltrattanti, che hanno accettato di mettersi in discussione e seguire un percorso di cura e di accompagnamento. Non è una comunità ma un’offerta di residenzialità condivisa, in cui gli uomini per sei mesi si relazionano fra di loro nella quotidianità, seguiti da psicologi e psicoterapeuti che cercano di fare emergere i nodi che li hanno portati a esercitare violenza contro le loro compagne.

I dati infatti confermano che la maggior parte dei femminicidi è avvenuto per mano di un famigliare (114 su 127 casi di donne uccise in un anno) e purtroppo emerge soltanto il 10% dei casi di violenza domestica, che ovviamente non è soltanto fisica ma anche psicologica.

«Si comincia con la svalorizzazione, l’umiliazione verbale, la colpevolizzazione della partner – spiega Leopoldo Grosso, psicologo e presidente onorario del Gruppo Abele – Poi si continua con la minaccia, il ricatto esplicito, in particolare sui figli. Spesso dopo che la donna ha avuto coraggio rompere il rapporto, continua l’atteggiamento persecutorio, lo stalking».

I casi di recidiva arrivano al 95% e la domanda di trattamento per i maltrattamenti è molto flebile e spesso arriva solo in seguito al ricovero della vittima in pronto soccorso, per esempio, o dopo la denuncia della partner, su consiglio dell’avvocato.

Chi sono gli autori di violenza? Sono persone molto diverse fra loro ma, sottolinea Grosso, «hanno in comune strutture rigide e credenze forti, cioè degli schemi di comportamento poco flessibili e che non accettano critiche. Ne nasce un’ansia di controllo che ha come contraltare una forte mancanza di empatia». «Bisogna poi tenere presente i secoli di patriarcato che hanno definito il rapporto uomo-donna su strutture di predominio maschile, ormai interiorizzate», aggiunge Grosso. «Spesso i maltrattanti sono uomini che teoricamente hanno accettato l’emancipazione femminile ma che non sanno più chi sono. Per questo motivo la cura passa attraverso il cambiamento delle loro culture di base».

“Opportunity” va in questa direzione, perché ritiene che punire non serva ma sia invece molto più utile ascoltare non soltanto le vittime ma anche gli aggressori. «La violenza domestica è un fenomeno purtroppo ancora troppo diffuso anche prima di arrivare davanti ad un giudice – commenta la pastora Maria Bonafede – il trattamento delle persone che maltrattano porta a buoni risultati di acquisizione di consapevolezza, permettendo preziosi cambiamenti di mentalità». «Anche se è solo l’inizio, un progetto come questo porta a un miglioramento della vita di entrambi i generi perché c’è molta sofferenza in chi subisce ma anche in chi maltratta».