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Pensare il giorno dopo, nonostante i disastri del mondo

Ho avuto la fortuna di leggere prima e presentare a inizio maggio in una libreria del Veneto, il libro che Andrea Iacomini ha scritto e che sta arrivando in tutte le librerie*. Il giorno dopo, edito da Ponte Sisto, è a un tempo romanzo di formazione e appassionata e dolente denuncia dei disastri causati dai conflitti contemporanei, che l’autore, portavoce italiano dell’Unicef, tocca con mano a ogni visita nei campi profughi del Medio Oriente e dell’Africa. 

È un libro che Iacomini abbina a uno spettacolo teatrale, ai numerosi dibattiti soprattutto nelle scuole di tutt’Italia. Un libro che, in qualche modo, presenta una delle sue frasi chiave proprio all’inizio, quando due emissari di un leader politico di prima grandezza avvicinano il protagonista Enrico (l’alter ego di Iacomini) per proporgli una «candidatura sicura» in Parlamento. Enrico chiede tempo per rispondere. Ma quando al congedo si sente dire «Complimenti per il suo lavoro», fatica a trattenersi: «Complimenti per il suo lavoro: che fastidio…», pensa tra sé e sé.

Sollecitato durante la presentazione, Iacomini non fatica ad ammettere di aver condensato così gran parte del suo pensiero: non vuole complimenti, vuole comprensione, empatia. Vuole far aprire gli occhi, vuole spingere all’azione. Non vuole un’ammirazione che suona spesso formale, quasi a dire: ci sei già tu a fare questo lavoro, non è necessario che venga anch’io.

L’urgenza di contribuire a cambiare le cose, per poter dare un vero «giorno dopo», ricco di speranza e di fiducia soprattutto ai bambini, le vittime più indifese di ogni conflitto, rende forse la prosa di Iacomini un po’ discontinua. Ma la vicenda del protagonista Enrico, dal rapporto saldo e amorevole con i genitori, soprattutto il padre, all’attività politica nel movimento giovanile di diverse formazioni nate dal dissolvimento della Democrazia cristiana fino all’approdo all’impegno umanitario testimoniano soprattutto la sincerità di una passione umana concreta, piena, ricca di sfaccettature nella sua coerenza. Una passione che a ogni incontro l’autore riversa sul pubblico senza risparmiarsi.

Il libro, nella sua sincerità, non nasconde debolezze e difficoltà del protagonista, nei suoi rapporti amorosi o nel corso di un’attività che amplifica ansie e inquietudini personali. In questo Iacomini vuole essere ascoltato e seguito: non cerchiamo esseri supremi o «della provvidenza», ognuno di noi, con il suo carico di normalità, può fare la differenza per poter avere «un giorno dopo» migliore, più umano, per chi ora sembra aver perso la speranza.

Non riesce a «chiudere il cuore a comando» Enrico, e neppure ci riesce il suo autore. Ma anche per questo si trasforma in un comunicatore appassionato e coinvolgente, ricordando quel bimbo che voleva diventare attore, ma che poi si è ritrovato a fare ben altro. Ad esempio il sostenitore infaticabile della necessità di assicurare «giorni dopo» diversi a tutti. Convinto che per cominciare a cambiare le cose, amore e passione possono essere veramente gli strumenti più potenti.

* Andrea Iacomini, Il giorno dopo, Ponte Sisto editore, pp. 208, euro 15.

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