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«Un delitto chiudere i Tribunali per i minorenni»

«Sa che la “messa alla prova” ha una percentuale di successo superiore al 95%, riducendo come conseguenza il rischio di recidiva e il generale numero dei reati compiuti dai ragazzi? Sa che parte del merito va alla costante azione di informazione e coinvolgimento che da anni conduciamo con le scuole? Ecco, per tutte queste pratiche non ci sarà più spazio con la riforma della giustizia minorile in discussione in queste settimane in Parlamento. Saranno optional destinati a scomparire, travolti dalla quotidiana marea di emergenze che normalmente inonda una procura».

C’è tanta passione, e tanta esperienza acquisita con ore strappate al sonno, suo e del suo staff, nelle parole di Anna Maria Baldelli, procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni del Piemonte e Valle d’Aosta, nel commentare l’emendamento che andrà a cancellare con un colpo di spugna i Tribunali e le Procure per i minori in Italia. Si tratta di un articolo, inserito nella ampia riforma del processo civile, che prevede la creazione di sezioni per la famiglia e i minori presso i Tribunali ordinari e di altrettanti gruppi specializzati presso le Procure ordinarie. I magistrati non potranno più occuparsi solamente della materia minorile, oggetto della loro specializzazione, ma dovranno seguire anche le questione riguardanti gli adulti.

«Così in pochi anni andrà in fumo un immenso patrimonio di competenze, con il personale assorbito da ogni sorta di onere quotidiano – continua Baldelli -; e quel che è forse ancora peggio si rischierà concretamente di non riuscire ad intervenire tempestivamente di fronte ad un’emergenza riguardante un bambino, perché impegnati in qualche altra mansione. Eppure la quasi totalità delle telefonate che ad oggi riceviamo riguardano minori in pericolo concreto e immediato. Ogni minuto in questi casi è prezioso». E nemmeno il ventilato risparmio si profila così concreto, se è vero che «ad oggi una parte minima delle denunce che riceviamo hanno bisogno di un processo perché nel tempo sono state avviate e rafforzate relazioni proficue con i servizi territoriali, con le forze dell’ordine, con le scuole: tutto ciò ha portato da un lato ad una maggiore attenzione, anche didattica, a temi quali ad esempio quello del bullismo, e dall’altro a concrete misure preventive e alternative al semplice regime carcerario, come le “messa in prova”, concreta opportunità concessa ad un giovane di compiere un percorso a partire dal reato commesso attraverso un’assunzione di responsabilità. Non a caso la messa in prova è stata copiata dalla giustizia ordinaria proprio dall’esperienza di quella minorile». In un regime giuridico ordinario, senza questo lavoro di prevenzione a monte, ogni segnalazione si trasformerà in un procedimento in tribunale, con corollario di avvocati, magari pagati dallo Stato, e via dicendo, con tanti saluti a tempi rapidi, risparmio di denaro e progetti di reinserimento o affini. Inoltre non sarà un giudice unico ad occuparsi di ogni questione inerente la famiglia, perché la già esistente sezione del tribunale ordinario continuerà ad occuparsi di separazioni, divorzi e interdizioni, mentre la nuova sezione si occuperà di affidi, adozioni, limitazioni responsabilità genitoriale e di tutto il penale minorile.

Non si arrocca su posizioni acquisite l’Associazione Italiana dei Magistrati per i minorenni, ma rivendica il fondamentale ruolo svolto nel nostro Paese dalla giustizia minorile in questi anni nel creare una cultura che ruoti intorno ai giovani, considerati individui le cui valutazioni devono necessariamente venire separate dal mondo degli adulti, tanto che molte delle competenze italiane in materia sono spesso prese ad esempio in altre parti del mondo, considerati fiori all’occhiello.«Ovvio che ci siano comunque vari aspetti della giustizia minorile in Italia da migliorare – conclude Baldelli – e la nostra associazione molte proposte ha fatto negli anni in tal senso. Penso ad esempio alla dotazione di una procedura civile comune per la gestione dei casi minorili, attualmente inesistente, creando grandi differenze di metodo e tempo fra tribunale e tribunale, fra chi si è dotato negli anni di un metodo virtuoso e chi invece arranca ancora. Ma molti altri ragionamenti si possono fare attorno ad un tavolo, con serietà e competenze. Partendo però da un caposaldo: non si può perdere la specializzazione di chi deve occuparsi dei minori, il futuro delle nostre società».

Foto: via istockphoto.com