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Una Parola, tante bibbie

Per i credenti la Parola è una. Ma le lingue, le interpretazioni teologiche e le confessioni sono irrimediabilmente al plurale. Come evolve, dal punto di vista editoriale, un messaggio di fede che sfida i tempi? Nel 2008 la Conferenza episcopale italiana (Cei) ha aggiornato il proprio testo ufficiale. Nel mondo protestante italiano è invece in utilizzo la «Nuova Riveduta», il testo che nel 1994 ha sostituito la «Luzzi» e la «Diodati». In vista del cinquecentenario della Riforma sono in cantiere nuove edizioni? Quante «bibbie», con la minuscola perché intese come progetti editoriali, si candidano a contenere e a diffondere «La Bibbia» nel futuro? Ne abbiamo parlato con Valdo Bertalot, direttore responsabile per l’Italia della Società Biblica Britannica e Forestiera e segretario generale della Società Biblica in Italia.

Partiamo dalle origini. Come e quando nasce la sua editrice? Con quali finalità?

«Iniziamo con il dire che la Società Biblica Britannica e Forestiera fa parte insieme ad altre 150 società bibliche di un organismo mondiale che è l’Alleanza Biblica Universale (United Bible Societies). La Società Biblica Britannica, lo suggerisce il nome, è nata in Inghilterra nel 1804, ma si è diffusa rapidamente in altri paesi europei e in Africa sulla scia dell’impero vittoriano, portando in giro per il mondo il suo servizio di traduzione, stampa e diffusione della Bibbia. È un’editrice che nasce nel mondo protestante per servire le chiese protestanti, tanto che nel XIX secolo fu condannata dalla Chiesa cattolica e successivamente dalla Chiesa ortodossa per il suo slancio evangelistico. Dopo il Concilio Vaticano II, nel quadro della costituzione dogmatica Dei Verbum, si sviluppò invece un’inedita collaborazione sulla traduzione ecumenica della Bibbia. Nel dopoguerra la Società Biblica procedette alle ristampe della “Diodati”, della “Luzzi” e della cosiddetta “Nuova Riveduta”, le bibbie del mondo protestante, ma produsse altresì una traduzione interconfessionale in lingua corrente: la “Parola del Signore”, altrimenti detta “Tilc”. È collocandoci nel solco di questo percorso storico interconfessionale che abbiamo richiesto alla Conferenza episcopale italiana di poter stampare il suo testo aggiornato del 2008. È la prima volta che una casa editrice cristiana non cattolica stampa una bibbia cattolica. Ma la dimensione ecumenica nella quale si colloca la nostra operazione editoriale ha una lunga storia alle sue spalle».

Veniamo appunto a quest’ultima scelta editoriale: la prima bibbia cattolica di editore protestante.

«Come ha già ricordato proprio su “Riforma” il pastore Gajewski, si tratta di una bibbia cattolica perché questa edizione include i libri deuterocanonici che dal punto di vista protestante sono apocrifi. Ora, il fatto che il testo cattolico possa essere stampato da altre editrici cristiane costituisce certamente un progresso da un punto di vista ecumenico; è questa in un certo senso “la novità” che abbiamo presentato a Terni. Tuttavia, lo ribadisco, questo tipo di cooperazione viene da lontano: ricordo che già una quindicina di anni fa la Cei fornì alla Società Biblica il suo testo per realizzare una diglotta per gli studenti di greco; già in quell’occasione affiancammo al testo greco del “Nestle Aland” di nuovissima edizione il testo italiano della Cei, con le note di carattere testuale tratte dalla traduzione ecumenica. Per quanto concerne la Lectio Divina allegata alla nostra nuova bibbia, anche questa è un’operazione ecumenica. Il testo che riportiamo in appendice è infatti stato avvallato dal Centro Biblico Pastorale del Celam – che è la Conferenza Generale del Consiglio episcopale latinoamericano, l’ultima delle quali si è riunita ad Aparecida nel 2007 – insieme agli specialisti delle varie società bibliche; la Lectio vuole essere uno strumento, per usare un’espressione del mondo cattolico, di apostolato biblico».

Faccio anche a lei una domanda che mi sta a cuore. Ipotizziamo che io, lettore, abbia davanti tre bibbie: il testo Cei del 2008, la «Nuova Riveduta» diffusa nel mondo protestante, e una traduzione ecumenica. Al di là della «quantità», ovvero dei libri che nel mondo protestante sono considerati apocrifi, cosa, dal punto di vista della lingua, mi potrebbe suggerire la confessione dei testi che ho di fronte?

«Direi che gli indizi sono pochi, e nemmeno troppo visibili ad un occhio non specializzato. Se sono traduzioni coeve la differenza emerge solamente là dove esistano particolari e rilevanti sensibilità teologiche. Penso ad esempio al celebre “gratia plena”, tradotto “piena di Grazia” o “favorita dalla Grazia”, una discussione che risale ai tempi di Erasmo. Ma solo alcuni passaggi rivelano la differente prospettiva teologica. La verità è che molti esegeti protestanti apprezzano la versione cattolica e molti esegeti cattolici apprezzano la “Nuova Riveduta”. Questo vale per tutte le traduzioni europee, francesi come tedesche. Dipende dalla sensibilità dell’esegeta».

Similmente a quanto fatto dalla Cei, è prevista un’operazione di revisione del testo biblico in uso nel mondo protestante? Una, diciamo così, «riveduta della Riveduta»?

«La Società Biblica di Ginevra, altrimenti detta “Casa della Bibbia”, che ha sede a Torino ma che non fa parte delle società bibliche né dell’Alleanza Biblica Universale – con la quale noi abbiamo realizzato la cosiddetta “Nuova riveduta” negli anni Novanta – sta predisponendo un progetto di revisione e aggiornamento della “Riveduta”. Si tratta di una revisione linguistica, perché la lingua è un animale vivente che ha una sua nascita, una sua crescita e una sua morte. Ogni venti, trent’anni, nei diversi livelli socio-culturali si verificano variazioni nella lingua sia scritta che parlata, per cui a mio giudizio sarebbe auspicabile che ogni generazione avesse la sua traduzione della Bibbia. Da parte nostra quest’impegno non è venuto meno. Per celebrare i 500 anni della Riforma la Società Biblica in Italia ha lanciato il progetto di una nuova traduzione del Nuovo Testamento e del Libro dei Salmi, che sia rivolta soprattutto – ma non esclusivamente – al mondo evangelico. Non proponiamo, attenzione, una “revisione della revisione”, ma una traduzione ex novo. Un tentativo che stiamo presentando in anteprima a Roma. Abbiamo già fatto due serate in cui abbiamo letto la Lettera ai Filippesi e la Lettera di Giacomo; venerdì 13 maggio alle 18.30, presso la Chiesa Metodista di Roma, presenteremo alcuni brani di quella che sarà la nuova versione del Vangelo secondo Marco. Se mi permette la battuta si tratta di “prime bozze” lette in anteprima. Siamo infatti già arrivati ad un primo giro sui testi lavorati dal nostro gruppo traduttori, testi che contiamo di presentare definitivi in occasione del 31 ottobre 2017. Riteniamo che per ricordare la Riforma non ci sia miglior modo che offrire non solo alle chiese evangeliche ma all’Italia tutta una traduzione aggiornata della Parola».

Vista l’imminenza del «Giubileo della Riforma», perché pubblicare proprio adesso una bibbia cattolica? Quali le priorità di programmazione culturale? E quali le esigenze del mercato?

«Siamo sul mercato e il servizio che offriamo con questa bibbia è un servizio particolare. Guardando lo spettro delle diverse edizioni bibliche del mondo cattolico non esiste una bibbia con “rubrica”, uno strumento tipico delle edizioni protestanti. In sintesi, da un punto di vista del “prodotto” editoriale, l’edizione che ha destato tanta curiosità presenta un testo Cei munito dello strumento della rubrica (assente in altre edizioni cattoliche) e impreziosito dalla Lectio Divina in appendice. Le Lectio Divina si trova anche altrove, ma non legata in questo modo al testo biblico, con una scheda esemplificativa per ogni libro della Bibbia. Perché farlo adesso? Perché nel 2015 sono ricorsi i 50 anni dalla chiusura del Vaticano II, dalla promulgazione del Dei Verbum cui alludevo prima. Al paragrafo 22 del documento viene menzionata esplicitamente “la collaborazione ecumenica nella traduzione della Bibbia”. Uno dei grandi passi in avanti del Vaticano II è stata l’idea di muoversi insieme nella conoscenza della parola di Dio. Da allora sono state realizzate più di 200 traduzioni interconfessionali, non solo in lingua corrente ma anche letteraria. Questa nostra ultima bibbia non è che l’ultimo frutto di una collaborazione ecumenica nata allora, tra esegeti, biblisti ed editori di diverse confessioni. Un punto d’arrivo per un successivo punto di partenza».

Foto Pietro Romeo