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Svizzera: la legge sul diritto d’asilo alla prova del referendum

I cittadini svizzeri sono di nuovo chiamati ad esprimersi sulla sorte di chi scappa dalle guerre, con un referendum sulla revisione della legge sul diritto d’asilo, il prossimo 5 giugno. Dopo l’ultima tornata referendaria dello scorso febbraio, in cui gli elettori hanno detto no all’espulsione degli stranieri che commettono reati, ora sono chiamati ad esprimersi sul “pacchetto legislativo” comprendenti norme votate dal Parlamento nel settembre 2015 e altre votate come misure urgenti nel 2012 e approvate con referendum nel 2013 ma con modalità provvisoria (fino al 2019). Per far sì che anche queste vengano integrate a lungo termine nella legge, il Parlamento le ha unite al pacchetto oggetto del referendum.

L’idea base della riforma del diritto d’asilo, voluta dall’attuale consigliera federale della Giustizia Simonetta Sommaruga, è di costituire dei centri federali per sbrigare più rapidamente le procedure riguardanti le richieste, rendendo disponibili il più presto possibile i 5mila posti previsti dalla legge. Oggi la durata media delle procedure d’esame è di 278 giorni, anche se l’80% si risolve in 150 giorni. I casi più complicati saranno lasciati ai centri cantonali. Protezione giuridica gratuita sarà fornita ai rifugiati – un provvedimento chiesto da tempo anche da Amnesty International – affinché possano capire meglio i loro diritti e doveri e accettare eventuali decisioni negative senza fare ricorso. Quest’ultimo punto, però, viene denunciato da alcuni come fumo negli occhi: si tratterebbe infatti di un alibi, che nasconderebbe invece l’intenzione di respingere un maggior numero di persone al minor costo possibile.

Si stabilisce anche che le esigenze dei minori non accompagnati, delle famiglie con bambini e delle persone particolarmente vulnerabili, bisognosi di attenzioni specifiche, debbano essere prese in considerazione ma, al contempo, si riducono i tempi per presentare ricorso.

Tra le misure approvate invece nel 2012 ci sono l’abbandono della procedura d’asilo nelle rappresentanze diplomatiche, il non riconoscimento della diserzione come motivo d’asilo e la creazione dei centri speciali per richiedenti d’asilo «recalcitranti».

Secondo la consigliera Sommaruga, un modo per affrontare la crisi che attraversa l’Europa è proprio quello di accelerare le procedure, risparmiando anche sui costi, visto che tutti gli attori coinvolti, dai richiedenti al personale incaricato delle audizioni, saranno riuniti in un solo luogo. Secondo i suoi oppositori, si tratta invece di una riforma che di fatto restringe ancora di più le possibilità di accesso per i richiedenti asilo.

In Parlamento la riforma Sommaruga è stata sostenuta da tutti i partiti escluso l’Udc, che teme che le nuove disposizioni non faranno che attrarre nuovi migranti illegali in Svizzera, alla ricerca di vantaggi economici; allo stesso modo l’Udc non approva che i rifugiati abbiano a disposizione gratuitamente un avvocato, quando questo non è possibile per i cittadini. Inoltre, con questa riforma, la Confederazione si avoca la possibilità di costruire nuovi centri per rifugiati, espropriando proprietà comunali o private.

Proprio un anno fa, Pierre Bühler, professore di teologia sistematica alla Facoltà di Teologia di Zurigo, aveva indirizzato a Sommaruga una lettera affinché prendesse a cuore la sorte dei migranti costretti ad attraversare il Mediterraneo.

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