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Un sindaco musulmano per Londra?

Una delle città più cosmopolite: 9 milioni di abitanti di cui quasi il 40% di origine straniera. Non ci sarebbe forse da stupirsi troppo nell’ immaginare Londra governata da un sindaco di origine non totalmente british, ma certamente si tratterebbe di una prima volta. E si tratterebbe di una prima volta con il botto perché mai un primo cittadino di origine e fede musulmana è stato così vicino dal guidare una metropoli europea.

Il condizionale può quasi fare posto all’indicativo in questo giovedì 5 maggio, in cui Londra si ferma per votare il nuovo mayor. Sì perché Sadiq Khan, nato a Londra 46 anni fa da una famiglia di immigrati pachistani, ha un tale vantaggio nei sondaggi che non dovrebbe avere troppe difficoltà a farsi eleggere e a riconsegnare la city al partito laburista, dopo gli anni di gaffe e battaglie anti Europa di Boris Johnson che conclude i sue due mandati.

Figlio di un conducente di autobus e di una sarta, cresciuto nelle Council houses, le case popolari, insieme a 7 fra fratelli e sorelle, musulmano praticante tanto da pregare 5 volte al giorno, avvocato impegnato nella difesa dei diritti civili, Khan che a Londra è nato, è il tipico prodotto di una città fra le più multietniche al mondo. Ma dal momento della vittoria alle primarie lo scorso anno, quando è stato chiaro a tutti che sarebbe stato lui il candidato alla poltrona di sindaco, è iniziata nei suoi confronti una campagna denigratoria fortemente incentrata sui temi religiosi, solitamente non così centrali nel dibattito pubblico. A far leva sul presunto radicalismo di Khan è stato soprattutto il suo sfidante, il multi milionario aristocratico Zac Goldsmith, che in varie occasioni ha posto l’accento sulle amicizie con personaggi vicini alle tesi più estremiste dell’Islam che in lui troverebbero un punto di riferimento politico.

Accuse da cui Khan si è sempre difeso ricordando le battaglie contro il terrorismo e le minacce ricevute da parte di alcuni credenti radicali dopo esser stato fra i promotori della legge per le unioni gay.

«Semplicemente sono un figlio di Londra – ha ricordato alle agenzie di stampa Khan – ; sono un britannico, sono musulmano ed è certo che sono fiero di esserlo. Ho origini pachistane. Sono un padre, un marito, un tifoso del Liverpool. Sono tutto questo».

Khan, che nel Regno Unito è divenuto celebre nel 2010 per aver rifiutato un aumento dello stipendio da parlamentare per rispetto nei confronti dei tanti connazionali che stavano soffrendo per la crisi economica, ha incentrato la campagna elettorale soprattutto sull’emergenza abitativa, promettendo la costruzione di 80 mila nuovi alloggi di edilizia popolare all’anno, per ovviare alla domanda continua di case in una città che continua a crescere grazie soprattutto alla costante iniezione di giovani stranieri, che qui giungono nella speranza di poter costruire un futuro dignitoso. Ben 250 mila sono ad esempio gli italiani che vivono a Londra e che per la prima volta troveranno fra i candidati a consigliere comunale una loro connazionale, Ivana Bartoletti, che 6 anni fa ha lasciato l’Italia e oggi è a capo del Dipartimento informazioni del settore antifrode del servizio sanitario inglese, anch’essa laburista, molto impegnata sul fronte della creazione di un tetto per gli affitti, che stanno raggiungendo cifre incredibili, in mano ad una speculazione senza freni, che non fa altro che aumentare la forbice fra i più e i meno abbienti. Domani quindi sapremo se una delle capitali più prestigiose del mondo occidentale avrà una guida musulmana. Che fra l’altro è fra gli europeisti della prima ora e fra i più convinti oppositori al referendum del 23 giugno in cui i sudditi della Regina dovranno scegliere se tagliare o meno il laccio che li lega a Bruxelles.

Foto: By Steve Punter – Sadiq Khan MP, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7962368