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Presto una legge quadro per le relazioni fra Stato e chiese nel cantone di Neuchâtel

Il progetto di legge per estendere il riconoscimento ad altre confessioni religiose oltre a quelle cattolica e protestante nel cantone di Neuchâtel in Svizzera è in fase di dibattimento e consultazione popolare fino al 15 maggio.

La prima a beneficiare delle nuove regole dovrebbe essere la comunità evangelica che si doterebbe in questa maniera di un testo quadro di riferimento nelle relazioni con le autorità politiche. Il progetto di legge che dovrà essere sottoposto al voto del Gran Consiglio dopo il voto pubblico soddisfa Olivier Favre, presidente della Federazione evangelica di Neuchâtel e pastore proprio in città, il quale giudica equilibrato il testo, sulla falsariga di quanto già esiste per l’appunto per la chiesa cattolica e quella protestante riformata.

Se la legge verrà approvata – il Gran Consiglio ne discuterà nel 2017 e dovrebbe entrare in vigore il primo gennaio 2018- chi rientrerà nei parametri quadro avrà diritto a dotarsi di un servizio di cappellania nelle carceri, negli ospedali e nelle scuole, mentre lo Stato potrà incassare in loro nome un’imposta volontaria e diventerà inoltre soggetto interpellato dalle autorità su temi religiosi. La riforma consentirà anche ad altre comunità di fede di avviare l’iter per il riconoscimento ufficiale: si tratta di altre confessioni cristiane, e poi dei musulmani, degli ebrei, dei buddisti e dei Baha’i, sempre se tutte queste rispetteranno i parametri previsti dai legislatori. La procedura per il riconoscimento formale avrà durata di 5 anni e sarà necessario rispettare dei parametri, quali quello di un numero minimo di fedeli, e parametri etici quali il rispetto della pax religiosa che verrà perseguita tramite un controllo dei contenuti dei sermoni e delle prediche pronunciate. La riforma, attesa dal 2000, quando venne approvata la nuova costituzione cantonale che all’articolo 99 auspicava la creazione di una legge quadro, permetterà a molte comunità di uscire dalla precarietà e dal rischio di equivoche strumentalizzazioni, perché consentirà l’inserimento a pieno titolo nella vita pubblica elvetica.