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«Ambasciatori protestanti» a Idomeni

Prosegue la solidarietà ecumenica delle chiese tedesche nei confronti dei migranti rimasti «prigionieri» a seguito della chiusura della «rotta balcanica». Accompagnati da rappresentanti delle chiese evangeliche greche e dal moderatore della Reformierte Bund Martin Engels, il pastore Manfred Rekowski e il pastore Volker Jung, rispettivamente presidenti della Chiesa evangelica in Renania e nell’Assia-Nassau (due province centro-occidentali della Germania) hanno visitato il campo profughi di Idomeni, simbolo dell’impotenza politica europea.

Di ritorno dal loro viaggio, il 12 aprile scorso i tre leader tedeschi hanno rilasciato una dichiarazione congiunta per denunciare «l’inammissibilità» di quello che hanno visto, per richiamare la politica alle proprie responsabilità.

«Situazioni simili in Europa non dovrebbero esistere», taglia corto il comunicato, che ricorda che il 40% delle 14.000 anime stipate al confine con la Macedonia sono bambini, spesso sotto i quattordici anni. La priorità è dunque una sola: consentire ai minori e alle loro madri l’accesso immediato a programmi di rilocazione che facilitino la procedura di richiesta d’asilo in un paese europeo.

Reiterando l’appello all’Europa nel suo insieme, al governo federale tedesco questi tre «ambasciatori protestanti» chiedono di sveltire le procedure di ricongiungimento famigliare tra profughi siriani, afghani, iracheni che si trovano già su suolo tedesco ed eventuali parenti ancora ad Idomeni.

Per parte loro, sia il pastore Rekowski che il pastore Jung hanno annunciato un’ulteriore contributo economico delle chiese che presiedono volto ad aiutare il prezioso lavoro svolto in loco dalle chiese e dalle istituzioni greche: unici veri baluardi a difesa dei diritti umani.

Foto: https://i.ytimg.com/vi/ShiozT7czmo/maxresdefault.jpg