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Le chiese protestanti di Milano dicono no

Non potevano restare indifferenti, le chiese protestanti di Milano, di fronte a «alcune affermazioni e toni di certe battute della campagna elettorale in materia di libertà religiosa e di culto», come si legge nell’appello diffuso l’8 aprile scorso.

Promosso e sottoscritto dalle chiese valdese, metodista, battista e luterana del capoluogo lombardo, il testo è espressione della preoccupazione e del rammarico «che questo tema di primaria importanza civica e costituzionale sia spesso affrontato con superficialità e leggerezza, invocando inammissibili restrizioni soprattutto nei confronti della comunità islamica ma, più in generale, delle minoranze religiose presenti a Milano».

L’appello fa riferimento alla recente sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato incostituzionali e discriminatorie alcune norme della cosiddetta «legge antimoschee» della Regione Lombardia, a pochi giorni dall’approvazione in Veneto di una normativa per molti aspetti simile.

Partiamo da qui, chiedendo a Samuele Bernardini (Chiesa valdese), tra i principali promotori, come si inserisce questo appello nello scenario politico «bollente» di queste settimane.

«La normativa sui luoghi di culto della Legge Regionale n. 62 del 2015 produce ostacoli pressoché insormontabili ad aprire o adattare locali per il culto. Il Comune di Milano ha tentato una strada opposta per favorire l’apertura di locali di culto in tre aree pubbliche (due destinate ai musulmani e uno agli evangelici), ma il processo è bloccato. La questione è da tempo oggetto di dibattito pubblico a Milano (in particolare) e in Lombardia ed è entrata nei temi della campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Comunale. Le chiese protestanti milanesi firmatarie dell’appello hanno sempre partecipato a questo “processo” (con iniziative proprie e con altri, audizioni in Regione e Comune, appelli e prese di posizione), sempre in collegamento con la Federazione delle chiese evangeliche che ha maggiori competenze giuridiche e visioni più ampie della situazione italiana».

E in quest’ottica si inserisce il supporto alla stesura del testo (in particolare per l’inquadramento del tema e dei suoi aspetti giuridici) di Paolo Naso e Ilaria Valenzi, membri della Commissione studi dialogo integrazione (Cosdi) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), che da tempo seguono la questione insieme a Bernardini e Giuseppe Platone, pastore della chiesa valdese di Milano. Infatti, come osserva Valenzi, «l’appello si inserisce in un più ampio lavoro di monitoraggio sul tema e di approfondimento che la Fcei porta avanti da anni e che ci ha visti in prima linea sulla questione della legittimità costituzionale della legge regionale Lombardia (come una delle ultime azioni tra le tante che da anni portiamo avanti)».

L’appello richiama proprio il percorso fatto in questi anni dalle chiese milanesi con le comunità islamiche: «un cammino di dialogo e di fraternità (…), un cammino spirituale e culturale che ci ha avvicinato e ci fa sperare che possa produrre frutti sempre più abbondanti per il bene di Milano».

Per questo le chiese evangeliche denunciano fortemente «quel pregiudizio che condanna l’islam come religione violenta e aggressiva e misconosce il radicamento e l’integrazione di migliaia di musulmani che partecipano lealmente alla vita democratica della nostra città e del Paese. (…) Ribadiamo che la nostra città è cresciuta grazie al lavoro, alle culture e all’ingegno di tanti immigrati, uomini e donne che appartengono a tradizioni culturali e religiose differenti ma che insieme hanno saputo rafforzare legami di convivenza e di coesione sociale».

Con questo appello, conclude Bernardini, «abbiamo voluto rendere nota la nostra posizione in modo pubblico. L’appello è destinato ai candidati e ai loro sostenitori, ma soprattutto ai cittadini milanesi. Ma anche alle confessioni cristiane con cui collaboriamo nel Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano e alle comunità di fede, con alcune delle quali partecipiamo al Forum delle religioni a Milano. Non ci illudiamo che possa cambiare le posizioni in campo, tuttavia non potevamo esimerci dal rendere pubblica testimonianza della nostra posizione a riguardo».

Foto: By FriedrichstrasseOwn work, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8135886