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Sconcerto per il “sì” del Veneto alla legge sull’edilizia di culto

«Una legge sbagliata che aumenterà la ghettizzazione delle comunità religiose di minoranza», è il commento del pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), all’indomani dell’approvazione da parte del Consiglio regionale del Veneto della cosiddetta legge “anti-moschee”. La legge, rubricata come “Norme per il governo del territorio e in materia di paesaggio”, di fatto ricalca quella lombarda recentemente bocciata dalla Corte costituzionale perché lesiva del principio della libertà di culto. «Un testo – aggiunge sconcertato il pastore Negro – che comprende norme che limitano drasticamente la possibilità di aprire luoghi di culto e quindi violano il fondamentale principio costituzionale che riconosce la libertà delle pratiche religiose sia in privato che in pubblico».

Tra le norme della nuova legge quella che tra l’altro impone che i luoghi di culto possano essere aperti solo in aree, generalmente periferiche, destinate a “infrastrutture”. «La conseguenza è che invece di promuovere l’integrazione e lo scambio interculturale e interreligioso tra i musulmani e la comunità che li circonda – prosegue ancora il presidente Fcei –  con questo provvedimento si favorisce la crescita di aree chiuse, autoreferenziali e distaccate dal tessuto sociale della città. E’ una scelta miope e irrazionale, compiuta sull’onda di un pregiudizio che mina il pluralismo religioso e distrugge il cammino compiuto in questi anni per tutelare la libertà di culto di tutte le minoranze. Noi evangelici denunciamo questo provvedimento che limita un principio costituzionale di primaria importanza e riaffermiamo il nostro impegno per la libertà religiosa di tutti, compresi quei musulmani che soffrono delle discriminazioni e della xenofobia alimentati dalla violenza dell’islamismo radicale di cui anch’essi sono vittime».

Nelle scorse settimane la Corte Costituzionale ha “bocciato” alcuni articoli di un’analoga legge detta “anti-moschee” approvata dalla regione Lombardia, riconoscendo così la fondatezza delle ragioni contenute nell’istanza impugnativa che, avvalendosi della consulenza dell’avv. Alberto Fossati, la Fcei aveva prontamente promosso.

Anche la chiesa valdese di Venezia ha prontamente reagito alla notizia, esprimendo la propria preoccupazione per l’approvazione da parte del Consiglio Regionale del Veneto della modifica alla legge regionale. «L’evidenza e la gravità delle restrizioni rivelano uno spirito di pregiudiziale disfavore nei confronti delle comunità di fede diverse da quella della maggioranza (quelle islamiche o quelle cristiane o di altre religioni, composte da immigrati), le cui attività vengono considerate sotto il profilo della presunta pericolosità per la sicurezza e l’ordine pubblico, la morale comune e persino la salute; dunque da limitare, anche ponendo ostacoli praticamente insuperabili al soddisfacimento di un bisogno profondo, quello di disporre di luoghi dignitosi per riunirsi. Se davvero l’obiettivo politico (come dichiarato) è spingere queste comunità all’integrazione rispettosa della “nostra cultura” e dei “nostri principi” di convivenza civile, il risultato è opposto: una marginalizzazione delle comunità di fede, spinte a chiudersi il più lontano possibile dai luoghi della vita comunitaria, del confronto, dell’integrazione o costrette a continuare ad arrangiarsi con soluzioni inadeguate, sempre esposte al rischio di interventi d’autorità». «Si tratta di una politica miope – si legge nel comunicato – che ignora i benefici che si potrebbero trarre da un’azione di supporto e valorizzazione delle comunità di fede e del loro ruolo di agenti di cittadinanza attiva, pacifica, responsabile, particolarmente in un periodo della storia tanto scivoloso e delicato quale quello che stiamo attraversando».