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Centrale a biomasse: le voci contrarie

È il tema politico e sociale del momento in val Pellice. Ve l’abbiamo raccontato fin dall’inizio, qui qui, qui e qui.

Dopo l’avvio ufficiale della centrale il 7 marzo e l’incontro di mercoledì 9 marzo, organizzato dal Comune di Luserna San Giovanni, il dibattito su energia e qualità dell’aria prosegue. Legambiente val Pellice prende posizione, ribadendo in un comunicato la contrarietà all’opera «ritenuta un’operazione ambientalmente fuori scala per la valle e frutto di sole logiche speculative». Legambiente parla delle responsabilità: «La banalità di imputare la responsabilità all’ente che dà l’autorizzazione non regge. La ex Provincia ora Città Metropolitana ha agito nel proprio ruolo facendosi promotrice dell’inserimento nella normativa regionale dell’obbligo di impiego del calore. Le responsabilità della proprietà sono gravi, perché si è sottratta al confronto con la popolazione. L’etica del dialogo è stata considerata alla stregua di un accessorio inutile, trincerandosi dietro il diritto di impresa privata e ignorando il fatto che l’impianto abbia inevitabili impatti ambientali locali, per quanto nei limiti di normativa». Ma è alla politica locale che Legambiente attribuisce le responsabilità più gravi: «Essa ha mancato del tutto il proprio ruolo di indirizzo, di governo e di tutela degli interessi generali. In particolare con la precedente amministrazione, prima favorevole e poi contraria al progetto e sempre riluttante a gestire in maniera pubblica e partecipata un percorso di presentazione, discussione, miglioramento, mitigazione e, infine, accettazione o rifiuto della proposta privata di centrale».

L’associazione suggerisce le prossime mosse. «Nel breve periodo il Comune deve agire come primo soggetto interessato e richiedere alla proprietà, dandone informazione alla Città Metropolitana, i progetti e i tempi di realizzazione della rete di teleriscaldamento; verificare, di concerto con Città Metropolitana, le possibilità di rispetto dell’Ire [l’Inventario Regionale sulle Emissioni ndr] in base a quanto dichiarato in realizzazione nei prossimi mesi; pretendere da Città Metropolitana una stretta osservanza delle tempistiche di verifica dei parametri autorizzativi e, eventualmente, di diffida della proprietà; verificare la concretezza dell’allaccio dello stabilimento Caffarel e richiedere alla proprietà, di concerto con Città Metropolitana, il ricalcolo dell’Ire in base alle reali potenzialità di allaccio». Inoltre si pone l’attenzione sulla gestione della risorsa legno, richiedendo controlli da parte delle autorità competenti e la creazione di un progetto legato al teleriscaldamento. Su questo aspetto quando a febbraio la Regione Piemonte ha firmato l’accordo sul prelievo legnoso in ambito boschivo con altre cinque regioni dell’arco alpino ha definito le quantità disponibili dello sfruttamento legnoso: «Il patrimonio forestale delle Regioni coinvolte nella stipula dell’accordo copre circa il 26% della loro superficie totale ( 34% per il Piemonte) ed è pari a 26.800 km². Su questa superficie insiste un capitale legnoso di circa 450.000.000 m³ che si caratterizza per un accrescimento annuo pari a circa 9.900.000 m³, mentre il prelievo medio annuo è di circa 2.600.000 m³ e rappresenta il 26% del prelievo sostenibile sotto il profilo ambientale», si legge nel testo.

Anche il Movimento 5 Stelle Val Pellice ha espresso la sua opinione in merito all’incontro pubblico del 9 marzo, non sul merito della centrale ma sul modo di confrontarsi. «Si è persa un’occasione per avere un confronto civile basato su dati tecnici e non sull’emotività e sulle urla. Ci dispiace di aver perso l’opportunità di dibattere con i tecnici dell’Arpa e della Città Metropolitana. L’atteggiamento indisponente assunto da alcune persone del pubblico e l’inadeguata gestione della serata non hanno consentito la serena e completa esposizione del materiale preparato, rendendo impossibile ogni serio e rispettoso confronto con i relatori presenti».

I Beni Comuni val Pellice, contattati da Radio Beckwith, sostengono con Irene Caffaratti, consigliera comunale a Luserna San Giovanni: «La centrale a biomasse è nociva perché aggiunge in ogni caso sostanze inquinanti nell’aria. Non abbiamo alcuna intenzione di darci per vinti solo perché la centrale ha iniziato a funzionare e non resteremo un anno con le mani in mano ad aspettare i dati dell’Arpa sulla qualità dell’aria. Continuiamo a contestare la insensata collocazione della centrale nella vicinanza di abitazioni e impianti sportivi, per questo invitiamo tutti alla riunione pubblica che abbiamo indetto giovedì 24 marzo alle 18 a Luserna San Giovanni nella sala d’arte comunale di via ex Deportati e internati». Il confronto prosegue.  

Foto Diego Meggiolaro