_dsc5358_1

L’istruzione come riscatto

Bilancio positivo per l’ambiziosa campagna “Back to school” lanciata nel settembre 2015 dal ministero per l’Educazione libanese a favore dei rifugiati siriani presenti nel Paese, in collaborazione con le Nazioni Unite e la comunità internazionale.

Il Libano che conta una popolazione di poco superiore ai 4 milioni di abitanti, in questi anni offre all’Europa spaventata e chiusa in se stessa un esempio altissimo di accoglienza: sono almeno un milione e mezzo le persone fuggite dalla Siria in guerra ad essere ospitate nei numerosi campi; in proporzione è come se l’Italia ne ospitasse 16 milioni.

I numeri sono impressionanti eppure l’esempio della scolarizzazione dei giovani stranieri si sta rivelando un’impresa titanica ma positiva, con aspetti da migliorare, ma un bilancio che consente di guardare al futuro con ottimismo. Sono ben 400 mila al momento i rifugiati siriani in età scolare presenti in Libano. Dall’avvio del programma, in pochi mesi 182 mila bambini e ragazzi sono iscritti e frequentano le scuole pubbliche, 38 mila frequentano le scuole private. Un grande sforzo dell’amministrazione pubblica coadiuvata da partner istituzionali quali l’Unicef, l’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu, l’ambasciata di Germania e varie associazioni e organizzazioni non governative.

I dati sono stati raccolti dall’istituto di scienze politiche dell’Università Saint Joseph di Beirut all’interno dei 120 campi di accoglienza allestiti in tutta la Nazione. Si nota una percentuale elevata di presenza sui banchi di scuola nella zona della capitale Beirut (75% il tasso di iscritti) , e numeri più risicati nei distretti periferici come quello di Akkar o della Becca, a causa anche di una distanza maggiore dagli istituti scolastici e quindi da una difficoltà oggettiva a raggiungerli. Il 35% dei giovani siriani segue le lezioni del mattino in compagnia dei pari età libanesi, con ovvie problematiche di compenetrazione delle differenti necessità, mentre il 65% frequenta le lezioni pomeridiane, completamente dedicate a loro.

Da migliorare le percentuali di presenza degli adolescenti: solo un quarto frequenta le lezioni. Con l’aumento dell’età crescono anche le insidie che possono allontanare i ragazzi da scuola: dalla necessità di lavorare per offrire due lire in famiglia al rischio di contagio di idee radicali, dalla distanza all’oggettiva difficoltà di apprendere materie e lingue nuove.

Al di là dei pur eccezionali numeri, rimane l’esempio di una nazione che di fronte all’emergenza e al dramma ha scelto di accogliere, ha scelto di integrare, anche a prezzo di sacrifici e voci contrarie, ma ponendo in essere i più nobili precetti cristiani quali l’accoglienza degli ultimi e l’aiuto ai bisognosi.

Il programma continua, l’obiettivo è far sedere sui banchi di scuola tutti i ragazzi siriani presenti in Libano. Questo perché non si deve consentire alla barbarie di escludere un’intera generazione dal sapere, minando in sostanza alla base ogni speranza di un futuro differente.

Foto Marco Magnano/Radio Beckwith