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Sfogliando i giornali del 9 marzo

01 – Russia, l’opposizione non crede alla ricostruzione governativa dell’omicidio Nemtsov

Ilya Jašin, un compagno di partito di Boris Nemtsov, uno tra i principali leader dell’opposizione russa ucciso il 27 febbraio a Mosca, ha affermato questa mattina di non credere alla ricostruzione governativa sulle responsabilità dell’omicidio. Secondo il Cremlino, infatti, Nemtsov sarebbe stato ucciso da un gruppo di uomini di origine cecena, e la polizia ha arrestato Zaur Dadaev e Anzor Gubašev insieme ad altre tre persone. Un sesto sospettato si è invece suicidato la notte del 7 marzo nel suo appartamento a Grozny, durante un blitz della forze speciali russe. Dadaev, l’unico tra i fermati che ha confessato l’omicidio, è stato vicecomandante del battaglione Sever delle forze speciali cecene e nell’ottobre del 2010 era stato decorato con una medaglia al merito dall’attuale presidente russo, Vladimir Putin. Secondo gli inquirenti, Boris Nemtsov sarebbe stato ucciso da Dadaev e altri jihadisti ceceni perché aveva difeso pubblicamente le vignette su Maometto pubblicate sul settimanale satirico francese Charlie Hebdo, ma questa ipotesi non convince Ilya Jašine gli altri politici vicini a Nemtsov, che ipotizzano il coinvolgimento di alcuni funzionari del Cremlino.

02 – India, proteste nel fine settimana contro la decisione di non trasmettere il documentario India’s Daughter

Nuove proteste in India dopo il divieto di trasmettere il documentario India’s Daughter della regista britannica Leslee Udwin, sullo stupro di una studentessa a New Delhi nel 2012. Tra le altre, spicca quella del canale televisivo indiano Ndtv, che ha deciso di criticare il divieto mandando in onda al posto del documentario uno schermo completamente nero, una scelta che ha ricevuto commenti positivi da parte di aree significative dell’opposizione. La diffusione del documentario a livello internazionale era prevista in occasione dell’8 marzo, ma dopo il divieto la Bbc ha anticipato la messa in onda a mercoledì 4 marzo e ha diffuso il video online. La decisione di bloccarne la trasmissione è dovuta alla presenza di un’intervista a uno dei cinque uomini condannati a morte per lo stupro. Secondo il tribunale che ha ordinato la censura l’intervista avrebbe potuto creare disordini nel paese.

03 – Yemen, il ministro della difesa lascia Sanaa per raggiungere Aden, mentre Al Qaeda attacca una base militare nel paese

Il ministro della difesa dello Yemen, il generale Mahmud al Subaihi, ha lasciato nella notte la capitale Sana’a, sfuggendo al controllo dei ribelli Houthi che dominano la città. Al Subaihi è partito nella notte per la città meridionale di Aden per sostenere il presidente Abd Rabbu Mansur Hadi nella lotta per il governo del paese, conteso con il gruppo sciita e con numerosi gruppi tribali sunniti che sono anche in guerra tra loro. Hadi ha deciso di spostare la capitale proprio ad Aden, anche se per ora si tratta di un atto simbolico. Intanto, almeno due miliziani e cinque soldati sono morti in un attacco di Al Qaeda contro la base di Mahfad, nella provincia meridionale di Abyan. Alcuni combattenti dei Comitati popolari armati, presenti nelle aree più filogovernative del paese, si sono schierati a fianco dell’esercito per sostenere i soldati nello scontro con i terroristi. Si tratta di una novità nel complesso scenario yemenita, perché prima di questa mattina si credeva che Al Qaeda non fosse più attiva nella zona dal 2013.

04 – Colombia, nuovi passi verso la pace e la rimozione delle mine

Importanti passi avanti nel processo di pace in Colombia sono stati compiuti a Cuba nel fine settimana. Tra gli accordi più importanti spicca quello sullo smantellamento dei campi minati nelle aree rurali nel paese, un’azione che verrà portata avanti in modo congiunto dal governo e delle Farc, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia. Attualmente i campi minati sono presenti in 668 dei 1100 comuni della Colombia, e secondo dati della polizia dal 1990 le mine antipersona hanno provocato 11006 vittime, fra morti e feriti. Il capo negoziatore governativo, l’ex vicepresidente Humberto de la Calle ha commentato la decisione affermando che «è un primo passo, ma un passo gigante verso la pace».

05 – Armamenti, l’Arabia Saudita supera l’India come maggior importatore mondiale nel 2014

Secondo l’ultimo rapporto del gruppo di esperti Ihs Janes, nel 2014 l’Arabia Saudita è diventato il primo importatore di armi al mondo e ha superato l’India. Riad, infatti, ha infatti speso 6,5 miliardi di dollari per l’acquisto di armi lo scorso anno, segnando un aumento del 54% rispetto al 2013, mentre l’India ha speso 5,8 miliardi di dollari. A livello mondiale le importazioni di armi sono aumentate del 52% negli ultimi 12 mesi, segnando un aumento delle esportazioni statunitensi vicino al 30% per quanto riguarda il solo Medio oriente. David Cortright, direttore dell’Istituto di Studi internazionali di Pace dell’Université de Notre Dame, sostiene che il rafforzamento militare dell’Arabia Saudita rappresenti una svolta geopolitica in direzione di un coinvolgimento maggiore da un lato nella guerra contro lo Stato islamico e dall’altra con lo scopo di scoraggiare il rafforzamento dell’Iran, che nel caso di un accordo sul nucleare si vedrebbe rimuovere la gran parte delle sanzioni occidentali e che quindi potrebbe entrare in una fase di marcato sviluppo.

Foto Porzione di „Boris Nemtsov 2013” de DhārmikatvaOperă proprie. Sub licență CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons.