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Fede e omosessualità online: non basta un “Canc”

Pochi giorni fa il sito internet dell’associazione Nuova Proposta, che si occupa di fede cristiana e omosessualità è diventato irraggiungibile. Il primo pensiero è stato quello dell’attacco informatico, così come accaduto a gennaio con il gruppo Gionata che si occupa delle stesse tematiche. Ne parliamo con Andrea Rubera presidente di Nuova Proposta e portavoce di Cammini di speranza. Il lavoro di queste associazioni è indirizzato a spronare i credenti a creare percorsi di inclusione all’interno delle proprie comunità ecclesiastiche «troppo spesso vedendo inesistente la loro dimensione nei cammini di fede a cui appartengono, le persone omosessuali si allontanano» dice Rubera.

Cosa può dirci del danno al vostro sito?

«Abbiamo avuto un attacco che ha iniettato un virus malevolo all’interno del database e ne rende impossibile la consultazione. Anche il backup è stato danneggiato, dobbiamo ripulire ogni singolo elemento del database per renderlo consultabile, ma saremo offline per un paio di settimane».

Di cosa si occupa il vostro gruppo?

«Nuova Proposta è uno dei gruppi storici di persone omosessuali e transessuali nati intorno agli anni ’80 da persone che volevano trovare un luogo in cui coniugare la propria fede e la propria omosessualità, cosa che non riuscivano a trovare nei contesti comunitari a cui appartenevano. In questi 30 anni, i gruppi si sono evoluti e si sono proposti come agenti di cambiamento all’interno della chiesa stessa. Oggi proponiamo un percorso che la chiesa cattolica non offre, un’accoglienza di persone omosessuali e transessuali in un cammino comunitario pieno che consenta loro di vivere la propria identità in maniera serena, ma non come un surrogato di un cammino di fede: un’esperienza complementare, per colmare un vuoto. Cammini di speranza invece è la prima associazione nazionale che vuole mettere insieme le persone Lgbtq cristiane per proporsi come entità nazionale che cerchi di produrre contenuti e riflessioni che servano al cambiamento delle chiese. Il 95% di noi è cattolico, ci sono alcuni protestanti, nella fattispecie valdesi, ma ci proponiamo come cristiani, con un senso ampio, per lasciare una porta aperta ad altre persone».

Quali attività per il dialogo tra identità e fede?

«Accoglienza. Nasciamo per far incontrare le persone e farle dialogare sulla fede e la propria omosessualità o identità di genere. Da un’esperienza di auto-aiuto siamo passati a un percorso molto più strutturato e organico. A Roma, da 6 anni abbiamo avviato un programma che con gradini successivi sta portando le persone a maturare la propria partecipazione. Questo è l’obiettivo. Riconquistare la voglia di partecipare in contesti che in precedenza ci hanno escluso. Troppo spesso vedendo inesistente la loro dimensione nei cammini di fede a cui appartengono, le persone omosessuali si allontanano. Ma non solo, allentano anche la propria capacità propositiva. Il nostro cammino passa dall’auto-accettazione alla visibilità, che ha tempi e modalità diversi per ciascuna persona, per arrivare a e partecipare e contribuire alla costruzione di una “casa” comune che includa tutti. Il punto di svolta è arrivato dopo l’incontro con la teologa Antonietta Potente che ci ha fatto riflettere sull’essere noi stessi gli agenti del nostro cambiamento».

Qual è il livello del dialogo con le istituzioni religiose?

«Il dialogo c’è stato e c’è anche a livello ufficiale. Abbiamo avuto un percorso di due anni con la Diocesi di Roma che ha creato dei tavoli di confronto, un Vescovo ci ha seguito anche in momenti di preghiera. Ora il percorso è in pausa, ma speriamo si riavvii presto. Oltre a questo, dialoghiamo con vescovi, ordini in diversi modi. Per esempio lavoriamo molto con i gesuiti, partecipiamo agli incontri dichiaratamente inclusivi che hanno organizzato. Si stanno intensificando i rapporti con le parrocchie: lo stesso gruppo giovani di Nuova Proposta è ospitato in una parrocchia di Roma. Cambiamenti ufficiali dell’istituzione non ce ne sono, ovviamente, ma c’è stato un cambiamento nel linguaggio, nella definizione delle cose, nell’approccio verso la priorità dell’accoglienza della persona. Questo ha fatto sì che molte persone come parroci o catechisti ci stiano contattando per organizzare incontri sull’accoglienza delle persone omosessuali e transessuali, cosa non banale. Includere non significa soltanto non cacciare, ma significa accogliere».

Anche il sito del gruppo Gionata, che tratta tematiche simili a voi era stato attaccato

«I due attacchi sono sospetti, se messi insieme. Il fatto è che ci sono persone che hanno maturato un pensiero folle: l’esistenza di altre persone come gli omosessuali metta a rischio la loro identità stessa. Questo li rende talmente furiosi che non sono in grado di dialogare, ma neanche di concepire che ci sia un luogo che possa offrire una proposta di conciliazione tra fede e identità, e con la loro rabbia pensano di distruggerlo. Purtroppo è patologia pura, non possiamo agire possiamo soltanto rimediare ai danni che fanno e proporci come agenti di confronto sempre e comunque».

Foto: By Stefano BologniniOwn work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4242542