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Un ecumenismo che si sviluppa nella concretezza della testimonianza

Un dono che non può essere fatto passare di mano in mano: una cassetta di legno, di dimensioni ragguardevoli, è stato il segno della fraternità che i componenti la delegazione valdese-metodista in visita da papa Bergoglio hanno voluto consegnare al pontefice. Ma l’oggetto non poteva che essere posto su un tavolo. È una cassa di legno, ricavata dal fasciame di alcune imbarcazioni arrivate in pezzi sulle coste di Lampedusa: l’ha costruita un falegname dell’isola; all’interno, i disegni di Francesco Piobbichi, operatore di Mediterranean Hope, che raccontano il dramma di chi lascia il proprio paese perché perseguitato e a rischio della propria vita.

Sabato 5 marzo, dunque, papa Francesco ha ricambiato l’invito ricevuto nel giugno dell’anno scorso, quando aveva visitato il tempio valdese di Torino; il moderatore della Tavola valdese, Eugenio Bernardini, è stato accolto in un’udienza privata in Vaticano, accompagnato da altri membri della Tavola valdese, con il vicepresidente Raul Matta e Claudio Paravati per l’Opera delle chiese metodiste in Italia (Opcemi), il prof. Lothar Vogel, la pastora Maria Bonafede, già moderatora, e Paolo Naso. Una presenza significativa, oltre che fraterna, anche quella del vescovo di Pinerolo Pier Giorgio Debernardi.

«Sia nella nostra delegazione sia da parte del papa – dice il moderatore Bernardini – c’è stata la consapevolezza che quello di giugno è un ricordo positivo, per l’atmosfera che ci fu allora e per i messaggi che vennero dati. Due mesi dopo il Sinodo di Torre Pellice, e poi il Sinodo del Rio de la Plata, hanno favorevolmente accolto la “richiesta di perdono” espressa dal pontefice, impegnandosi insieme a scrivere pagine nuove nella storia dei nostri rapporti. E quello di sabato scorso è stato un incontro improntato ai medesimi accenti: fraternità, semplicità e franchezza».

Anche per Raul Matta, vicepresidente del Comitato permanente dell’Opera per le chiese metodiste in Italia (Opcemi), il clima è stato di grande fraternità e amicizia. «Abbiamo parlato e discusso fra noi, in maniera informale – dice – su diversi temi che riguardano la vita delle nostre rispettive Chiese e il compito di testimonianza a cui esse sono chiamate, con grande sincerità e disponibilità all’ascolto reciproco. Un altro bel momento, è stato quello poco prima del commiato, quando insieme abbiamo pregato con le parole del Padre Nostro: non poteva esserci modo migliore di concludere l’incontro. Rappresentando le chiese metodiste in Italia, mi sono sentito un po’nella duplice veste di chi appartiene a una Chiesa che è di minoranza nell’universo cristiano, ma con numeri piuttosto ampi, e nello stesso tempo di appartenente a una “minoranza della minoranza”, con i numeri molto piccoli che caratterizzano la nostra realtà italiana. È stato indubbiamente un incontro positivo e benedetto».

«In questa bella occasione – conferma il vescovo di Pinerolo Pier Giorgio Debernardi – ho presentato al papa e al card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani, un promemoria sotto forma di riflessioni personali, ma che riflette anche il pensiero della Commissione diocesana per l’ecumenismo, che riguarda dei punti fondamentali per il nostro cammino, in particolare l’ospitalità eucaristica e la possibilità di arrivare a formulare un rito comune del battesimo; sono riflessioni che naturalmente devono essere sottoposte alle nostre Chiese. Abbiamo parlato di quello che stiamo facendo concretamente: in primo luogo la pastorale per le coppie interconfessionali; in collegamento a questo tema, ci interroghiamo sulle modalità per far crescere i figli nella vita cristiana: è importante capire come, al di là delle divisioni fra le Chiese, si possa trasmettere la fede in Gesù Cristo ai bambini. Dal papa abbiamo ricevuto l’incoraggiamento a proseguire nel cammino ecumenico, prestando attenzione – ci ha detto – alle sorprese che ci può riservare lo Spirito Santo: è quest’ultimo infatti che, al di là della nostra buona volontà, può farci progredire».

Il prof. Lothar Vogel, vicedecano della Facoltà valdese di Teologia, sottolinea il costante riferimento alla Scrittura che è emerso da ogni discorso con il papa. Nel corso dell’udienza privata non è stato affrontato direttamente il tema del Cinquecentenario della Riforma protestante, ma – dice il prof. Vogel – «ho potuto dire quanto siamo lieti che diverse istituzioni accademiche cattoliche si siano rivolte a noi in questo periodo. Il cardinale Koch ha in animo una visita alla nostra Facoltà di Teologia nel corso dell’anno prossimo, ed è già avviato da un anno un ciclo di studi triennale che realizziamo con scambio di professori con la Pontificia Università Lateranense sul tema generale della spiritualità nella Riforma. In particolare abbiamo iniziato in un primo anno partendo dalla teologia della croce, e l’anno prossimo affronteremo il tema del simul iustus et peccator».

Naturalmente non poteva mancare il riferimento all’attualità più concreta di cui si diceva all’inizio, cioè quella dell’accoglienza ai profughi: «È questo un imperativo per le Chiese – dice il moderatore Bernardini –, quello che il papa chiama l’ecumenismo della carità. Per l’Europa si tratta di dar vita a una missione cristiana per chi arriva da noi, che dovrebbe comprendere anche la capacità di esercitare pressione sui governi perché esperienze come quella dei “corridoi umanitari” si possano estendere: un’importante iniziativa di per sé, ma il fatto che la si sia potuta realizzare ecumenicamente, la rende ancor più significativa».

Foto: per gentile concessione de L’Osservatore romano