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Turchia – Ue: calcio d’inizio

Si è aperto stamattina a Bruxelles l’atteso vertice tra Unione europea e Turchia. L’ospite d’eccezione è Ahmet Davutoğlu, primo ministro turco e leader dell’Akp, il partito conservatore fondato da Erdoğan. Il dichiarato obiettivo europeo è quello di appianare le divergenze per trovare una soluzione comune alla crisi migratoria generata dalla guerra in Siria (http://riforma.it/it/articolo/2016/03/03/4-al-summit-ue-turchia). In occasione dell’ultimo Consiglio europeo del 18-19 febbraio il premier turco era già stato invitato a intervenire, ma l’attentato ad Ankara – l’autobomba costata la vita a 28 persone vicino a una base militare -l’aveva trattenuto in patria.

Nella capitale europea la scaletta è sempre fitta, perché i livelli diplomatici sono due: alle tavole rotonde con i capi di Stato e di governo dei paesi membri si sommano gli incontri comunitari, con i vertici delle istituzioni europee. Così, la lunga giornata del premier turco è cominciata alle 9.30: il primo faccia a faccia è stato con presidente del parlamento europeo Martin Schulz; subito dopo, alle 11, si è aperto il vertice trilaterale con i presidenti del Consiglio Donald Tusk e della Commissione Jean-Claude Junker (presenti alla riunione anche il primo ministro olandese Mark Rutte, detentore della presidenza semestrale dell’Ue, e, immancabile, Angela Merkel).

In attesa del vertice intergovernativo – atteso per questo pomeriggio, ma i cui esiti non saranno noti prima di sera – la mattinata, va detto, non si è aperta nel migliore dei modi. La conferenza stampa congiunta Davutoğlu-Schulz è cominciata con un’ora di ritardo, ma soltanto il presidente del Parlamento si è presentato di fronte alle telecamere (all’ultimo minuto, di tutta fretta, gli addetti hanno rimosso la bandiera turca).

«Non ho tempo di rispondere alle domande perché alle 11 si apre il meeting trilaterale – ha esordito Martin Schulz – ho avuto un incontro molto aperto con il primo ministro turco che non ha nascosto, il che non è un mistero, la diversità delle sue posizioni». L’allusione del presidente Schulz è al recente caso «Zaman», il principale quotidiano turco che tra venerdì e sabato scorso, nelle ore in cui si preparava il delicato meeting europeo, ha subìto il commissariamento del governo per ragioni politiche. Un argomento che il presidente dell’unica istituzione eletta dell’Unione potrebbe aver deciso di non eludere, causando l’irritazione di Davutoğlu e la sua decisione di disertare la conferenza stampa. Interrogato al riguardo da un giornalista francese – l’unico a cui è stata concessa una domanda – lo stesso Schulz non ha girato intorno al problema: «La libertà dei media è un elemento fondamentale, un elemento non negoziabile dell’identità europea. La descrizione della Turchia come sistema autoritario è una descrizione vostra, non mia, tuttavia ci sono degli elementi preoccupanti che vanno risolti insieme. Noi oggi facciamo il massimo per garantire la coesione europea sulla crisi umanitaria che stiamo vivendo. Le relazioni con la Turchia sono e restano sempre molto difficili, ma noi abbiamo un piano per risolvere la crisi dei rifugiati. Dobbiamo agire anche nell’interesse dei rifugiati. È un problema che dobbiamo risolvere insieme, al di là delle divergenze politiche, è il momento di agire».

Tradotto dal politichese: le lacune democratiche esistono eccome, ma la priorità, oggi, sono i migranti. Tra i capi di Stato e di governo che in mattinata sono giunti a Bruxelles, il più interessato al raggiungimento di una solida intesa con la (nemica) Turchia è certamente Alexis Tsipras: l’unico a rilasciare una dichiarazione all’arrivo. «Prima di tutto dev’esser chiaro che questi sono problemi comuni, europei. Dobbiamo trovare una soluzione collettiva. Sfortunatamente già in passato sono stati firmati accordi poi non implementati dalle due parti. Senza rispetto non ci sono accordi». La speranza del premier greco è che l’Unione riesca a cooperare con la Turchia per la ridistribuzione dei migranti che stanno approdando a migliaia sulle isole dell’Egeo (e dunque su territorio europeo). «La situazione è difficile – ha ammesso Tsipras – auspico risultati sostanziali per quanto riguarda la riduzione dei flussi. È inoltre necessario sveltire il processo di rilocazione. Bisogna condividere responsabilità e solidarietà, dopodiché tutti devono implementare le decisioni comuni».

Nelle prossime ore i governi dei paesi membri dovranno trovare la quadra su un vero e proprio rebus: se, da un punto di vista politico, gli auspici del governo greco sono più che comprensibili, dal punto di vista umanitario il crescente autoritarismo del governo di Ankara solleva più di un dubbio sul reale coinvolgimento della Turchia nella gestione della crisi migratoria. A poche ore dall’inizio del vertice, Gauri van Gulik, direttrice di Amnesty International per l’Europa e l’Asia centrale, ha dichiarato: «Pensare di usare la Turchia come “paese terzo di salvataggio” è assurdo. Molti rifugiati in Turchia vivono ancora in una condizione terribile, alcuni sono stati deportati con la forza in Siria, ad altri hanno addirittura sparato sul confine. L’Europa ha il dovere di proteggere i rifugiati».

Foto: Alvaro Millian via Flickr