20160225_221930

La val Pellice discute di fusione

Il comitato per la promozione della fusione dei comuni della val Pellice ha organizzato giovedì 25 febbraio all’auditorium di Luserna San Giovanni la serata informativa “Unioni montane e Fusioni di Comuni, opportunità e prospettive”. E’ stato un momento molto partecipato dai cittadini, la sala era piena, ma non si è visto nessun sindaco dei nove comuni. Una colpevole assenza.

Questo discorso sta interessando sempre più realtà in Italia. Dall’inizio dell’anno sono già nate 23 nuove realtà da 73 “vecchi” comuni. Ci sono state sette fusioni nel 2015 e ventiquattro nel 2014. Il saldo dei comuni italiani sta diminuendo di anno in anno. Per lo più si stanno muovendo i municipi del Trentino, Emilia Romagna, Lombardia e Toscana. In Piemonte dall’inizio dell’anno sette comuni in provincia di Biella e VCO hanno dato vita a tre nuovi enti: Campiglia Cervo, Lessona e Borgomezzavalle. Il trend sta aumentando perché in palio ci sono incentivi importanti e questa tabella del ministero degli Interni li riassume. Si tratta di un fondo di 30 milioni di euro all’anno in esaurimento, il che significa che prima ci si fonde più possibilità si hanno di accedere ai fondi e incentivi.

Nella serata di giovedì sera il comitato ha invitato a parlare Luca Beccaria, esperto di sistemi pubblici locali e consigliere di minoranza di Camagna che ha chiesto la fusione con Casale Monferrato. Beccaria ha spiegato che sulla val Pellice potrebbero ricadere circa 2 milioni di euro l’anno per dieci anni con la possibilità di investire in deroga al Patto di Stabilità. «Con la fusione i vantaggi e gli incentivi previsti dalla legge sono molti – spiega Beccaria – ci sono risparmi dalla rinegoziazione dei mutui, maggiore efficienza nella gestione dei servizi, riduzione di spesa, dovuta alle economie di scala derivanti dall’aggregazione di mezzi, personale e mancata duplicazione degli acquisti, contributi statali per i dieci anni successivi all’istituzione del Comune, contributi regionali con una soluzione una tantum iniziale e una quota annua per i cinque anni successivi all’istituzione, esenzione dai vincoli del patto di stabilità per i primi quattro anni dall’istituzione, esenzione dagli obblighi della centrale di committenza per i due anni successivi all’istituzione, allentamento dei vincoli per le assunzioni di personale».

cifre_fusione_0.jpg
Le cifre che secondo gli attuali incentivi ricadrebbero annualmente sulla val Pellice nel caso di fusione in un unico comune. Elaborazione Luca Beccaria

Davide Claudio Gay del comitato ha avvertito: «O ci sbrighiamo a fonderci per avere la possibilità di accedere ai finanziamenti e agli incentivi e scrivere noi le regole di come funzionerà il nuovo comune, oppure rischiamo che la scelta ci verrà imposta e obbligata dall’alto, non potremmo sceglierci la forma, rischiamo di non poter mantenere le municipalità, ma i vecchi comuni si trasformeranno in semplici frazioni senza potere». Il rischio in effetti c’è visto che proprio a fine 2015 alla Camera è stata depositata la proposta di legge per obbligare tutti i comuni al di sotto di 5.000 abitanti a fondersi.

Durante la serata sono state molte le domande e le riflessioni giunte dai cittadini, tra i quali vi erano un consigliere comunale di Rorà, uno di Torre Pellice, uno di Luserna, due assessori di Luserna e Torre Pellice e il vice sindaco di Angrogna. «Fate sottoscrivere agli amministratori locali il fatto che o ci fondiamo o siamo destinati a morire» ha detto qualcuno. «E’ l’ultimo treno per questa valle per immaginare e disegnare il proprio futuro» ha ribadito qualcun altro. Freddo l’assessore al bilancio di Luserna San Giovanni, Piergiorgio Depetris, che in chiusura di serata ha chiesto maggiori garanzie e informazioni su come verrebbero spesi i soldi. «Bisogna deciderlo insieme», gli hanno risposto. «Quando siamo andati a visitare i comuni della Valsamoggia [morfologicamente e demograficamente simile alla val Pellice ndr] che si sono fusi assieme abbiamo visto che hanno tra le altre cose riasfaltato tutte le strade e costruito tre nuove scuole ecosostenibili e energeticamente autosufficienti», hanno precisato dal comitato.

Al momento i sindaci della val Pellice sono freddi sulla fusione. Solo il sindaco di Torre Pellice Marco Cogno è apertamente favorevole. Luserna nicchia, Angrogna sembra interessata, ma dagli altri comuni non sono arrivate manifestazioni d’interesse. I proponenti insistono sul fatto che se ci si muove per tempo si può scegliere la forma del nuovo comune, mantenendo l’importanza delle varie municipalità. «Proprio i sindaci dei comuni più piccoli dovrebbero muoversi per primi perché questo strumento li preserverebbe da una fine altamente probabile nei prossimi anni», sottolinea Gay.

Il comitato continuerà a girare per i municipi della valle a proporre serate informative come quella di Luserna per cercare di spiegare agli amministratori locali le possibilità di rilancio e le opportunità di sviluppo del territorio attraverso questa riforma. Anche perché per arrivare alla fusione prima bisogna passare dalla decisione favorevole di almeno due consigli comunali.