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Un sì per l’Europa

Un chiaro e forte sì per l’Europa. E’ questa la posizione presa dalla Chiesa di Scozia dopo che il primo ministro britannico, David Cameron, ha annunciato per il prossimo 23 giugno il referendum sulla Brexit. Un appuntamento rispetto al quale la chiesa nazionale scozzese auspica un dibattito franco e approfondito, ma a cui si presenta apertamente schierata per la permanenza della Gran Bretagna nell’Unione europea (Ue). «La decisione che il prossimo giugno dovremo prendere avrà delle ripercussioni di lungo termine per il nostro Paese – ha affermato il pastore Angus Morrison, moderatore dei presbiteriani scozzesi –. Proprio per questo credo sia importante far conoscere la posizione della Chiesa di Scozia secondo cui davanti alle enormi sfide internazionali a cui tutti oggi siamo posti, è meglio rimanere all’interno dell’Ue».

La forte convinzione del moderatore Morrison è che l’immigrazione, il cambiamento climatico, il terrorismo, la crisi economica costituiscano delle sfide che si possono risolvere solo mantenendo «un orizzonte ampio, che travalichi i confini nazionali e permetta alle diverse nazioni di lavorare insieme». La posizione della Chiesa di Scozia non è certamente una sorpresa e, sostanzialmente, rappresenta il sentire della maggioranza degli scozzesi. La posizione favorevole all’Ue è stata per la prima volta espressa dall’Assemblea generale della chiesa nel 1996 e ribadita nel 2002, 2005 e nel 2014, alla vigilia del referendum sull’indipendenza scozzese. In quest’ultima occasione i deputati dell’assemblea hanno ribadito il loro ringraziamento «per il lavoro dell’Ue nella promozione della pace, della sicurezza e della riconciliazione tra le nazioni europee» e affermato l’importanza per «la Scozia, sia come nazione sia come parte del Regno Unito, e per l’Europa che la Gran Bretagna resti nell’Ue».

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