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La stretta balcanica

Anche fuori dallo spazio Schengen ci si organizza per arginare il flusso dei migranti “SIA”, una sigla tragica, che sintetizza a ritroso tutti i fallimenti geopolitici del nuovo millennio: Siria, Iraq, Afghanistan.

Giovedì scorso, i capi delle polizie dei paesi balcanici coinvolti nella rotta della disperazione si sono riuniti a Zagabria, nel tentativo di coordinare i loro sforzi di contenimento. Sotto l’attenta guida dell’Austria gli interni di Croazia, Serbia, Slovenia e Macedonia si sono accordati per procedere a una registrazione unica dei rifugiati del campo profughi di Gevgelija (sulla frontiera greco-macedone) e per l’organizzazione di un trasporto congiunto e selezionato verso l’Austria. Le nuove “linee guida” approvate hanno momentaneamente ridotto i flussi dalla Macedonia – nelle ultimissime ore, poche centinaia di persone sono entrate nel paese – ma con esiti opposti sul lato Schengen del confine, in una Grecia piagata dalla crisi economica e già criticata dai governi del nord Europa per la sua gestione della crisi migratoria.

Così, negli stessi giorni in cui l’Austria ha fissato a 3.200 il tetto massimo d’ingressi giornalieri per migranti provenienti da paesi in guerra, il coordinamento “tedesco” dei paesi balcanici – generalmente riottosi a cooperare tra di loro – resuscita sulla mappa europea la sagoma (estesa) dell’Impero austroungarico: a ulteriore conferma della debolezza strategica dell’Unione e dei legami tra gli stati membri. Per discutere e trovare soluzioni condivise, Austria, Croazia, Slovenia e Grecia avrebbero a disposizione le istituzioni europee – ed infatti tra giovedì e venerdì prossimo è atteso l’ennesimo vertice a Bruxelles – ma sempre più spesso, in questa Europa in crisi, a preparare le discussioni «comunitarie» sono summit intergovernativi presieduti da “leader d’area”. Non è un caso che questo mercoledì i rappresentanti di Croazia, Slovenia, Serbia, Macedonia, Montenegro, Albania, Bosnia e Kosovo siano attesi a Vienna, per coordinarsi a partire dalle nuove restrizioni del governo austriaco in materia di immigrazione.

Intanto, ai confini dell’Austria-Ungheria 2.0, il disastro umanitario non si arresta. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, soltanto dall’inizio del 2016 più di 100.000 migranti hanno raggiunto la Grecia. L’Europa: quell’azzurrino sempre più grigio sulla carta politica del continente.

Foto By Peter FitzgeraldOwn work based on the blank worldmap, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=22743820