lutero

La preghiera come confessione di fede

Chi ha scritto questa recensione deve ammettere che non ha letto nel modo corretto il libro di cui si tratta. Perché il libro è una raccolta di preghiere*, e per ciò stesso sarebbe in primo luogo (ma forse non solo) un libro da «usare». Una guida, come il lezionario Un giorno una parola, come ogni Innario in uso nelle nostre e nelle chiese sorelle. Eppure, una lettura continuativa di questi testi, alcuni molto brevi, lasciano intravedere anche altri significati: quello della meditazione personale o familiare, quello della ricerca spirituale di ognuno e ognuna di noi non posso che lasciarlo a ogni fratello e sorella che se ne senta interpellato; chi scrive può ripercorrere le indicazioni ulteriori che ne ha avuto.

Precede i testi, scelti da Beata Ravasi e Fulvio Ferrario, un’introduzione di quest’ultimo che in poche pagine tratteggia un ritratto spirituale dell’uomo Lutero e al tempo stesso definisce con precisione la forma-preghiera nella storia della Chiesa e nell’attualità di oggi: uomo che apre la strada alla modernità, ma ancora legato al mondo del Medio Evo, Lutero vive una spiritualità in cui spicca la lotta con l’incredulità, l’ostacolo maggiore alla realizzazione della volontà di Dio. Lutero non esita a identificare l’incredulità con il diavolo e vive la propria esperienza di fede in lotta e tensione con questo demone. È in Gesù Cristo, tuttavia, facendoci dirigere da lui, che possiamo superare lo scoglio della nostra umanità, tanto esposta al male: per mezzo di Gesù Cristo la nostra preghiera giunge a Dio. E al tempo stesso il crocifisso risorto «è presente come colui nel quale tutte le promesse di Dio hanno ricevuto il loro “sì” (II Cor. 18, 21)» (p. 13). L’opera del Padre diventa efficace oggettivamente, ai fini della fede, anche se la fede «abita nella soggettività dell’essere umano, ma non coincide con essa». Le preghiere di Lutero, scrive Ferrario, «sono elementari, come il Padre nostro», e tuttavia «… la semplicità è un risultato che si acquisisce mediante l’esercizio» (p. 20). Il risultato è una «nuova ingenuità», quasi fanciullesca, nel porsi di fronte a Dio.

Ammettendo la propria soggettività, Lutero di fronte a Dio si pone come ognuno e ognuna di noi; benché studioso, traduttore e professore delle Scritture, non può togliersi di dosso il peso delle contraddizioni, delle forze che si combattono nella nostra interiorità; benché uomo del tardo Medioevo, diventa quasi un personaggio della letteratura tra XIX e XX secolo. E la lettura delle sue preghiere, scelte e raggruppate in base alle tematiche (ne citiamo solo alcune: la giornata; preghiere liturgiche; peccato, confessione e perdono; tentazione e angoscia; matrimonio e famiglia), privilegiando le preghiere di richiesta modellate sul Padre nostro, diventa anche il racconto di una vita.

A tratti la sua persona, dilaniata da tendenze opposte, ci ricorda la figura del Sosia di Dostoevskij, oppure lo Stevenson del Dr. Jekyll e Mr. Hyde, quando, pieno delle migliori intenzioni (come chiunque di noi), deve confessare la propria inadeguatezza: «Mio buon Dio, vado a coricarmi e ti rimetto l’opera tua; affinché tu possa compierla meglio di me. Se tu non la compirai meglio di me, allora la distruggerai. Se mi risveglierò, cercherò di far meglio». L’uomo Lutero esprime le proprie ossessioni (perché nel dialogo con Dio sappiamo che possiamo farlo), anche con un linguaggio fatto di immagini forti, peraltro già presenti nei Salmi: «Buon Signore Gesù Cristo, io avverto i miei peccati, essi mi mordono, mi danno la caccia e mi atterriscono; dove me ne andrò?». Confessa la tentazione di cedere a cattivi propositi: «Vedi, mio Signore Cristo, il mio prossimo mi ha un po’ danneggiato, ha parlato un po’ troppo a danno del mio onore, mi ha un po’ ostacolato nel mio bene (…), per questo volentieri avrei voluto vederlo morto (…); vorrei tanto essergli benevolo, purtroppo non ci riesco…». Addirittura, e pare un passo estremo, si vede rispecchiato in Dio: «In me vi è sofferenza e angoscia per come io possa venire a te ed essere soccorso, altrettanto tu sei angosciato e in ansia e non desideri altro se non di riportarmi a te».

È difficile non riconoscere in queste debolezze le nostre debolezze; eppure queste preghiere, oltre che presentarsi come una confessione del nostro peccato, costituiscono anche una confessione di fede, esprimono con sincerità l’abbandono alla signoria di Dio: in queste pagine – quasi come nello sviluppo di un culto domenicale – si compendia tutta la vita del credente. Per mettere in atto la nostra vita cristiana, quando ci riusciamo appieno, non possiamo fare a meno della preghiera, anche silenziosa; e d’altra parte ogni atto che vada nella direzione dell’amore cristiano verso i nostri simili, innescato da Dio che per primo ha amato noi, è preghiera, perché è un rendimento di grazie e di lode a Lui.

Questa preziosa antologia non è la prima, nella collana «Spiritualità» della Claudiana: l’hanno preceduta la raccolta Preghiere (a c. di F. Ferrario, 2012) e la scelta di preghiere e poesie di Kurt Marti La passione della parola DIO (a c. di F. Ferrario e B. Ravasi, 2014). A ognuno e ognuna di noi il compito di non fermarsi alla sola lettura.

* M. Lutero, Preghiere, a c. di Beata Ravasi e Fulvio Ferrario, Torino, Claudiana, 2015, pp. 139, euro 11,90.

Foto “Lucas Cranach d.Ä. – Martin Luther, 1528 (Veste Coburg)” di Lucas Cranach il Vecchio – gallerix.ru. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons.