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Sfogliando i giornali del 28 gennaio

01 – Tre morti per le proteste in Mali contro la missione Onu. Serie di attentati nel nord

Almeno tre persone sono state uccise nella città di Gao, nel nordest del Mali, dove i soldati delle Nazioni Unite hanno sparato contro i manifestanti fuori della base della missione di pace. Le prime testimonianze, poi smentite, parlavano della decisione da parte dei militari di utilizzare gas lacrimogeno per allontanare le migliaia di persone radunate fuori dalla base della missione di pace Minusma, attiva nel paese dal 2012. Le proteste, principalmente lanci di pietre, erano scoppiate durante un incontro dei soldati dell’Onu con i leader locali, per discutere un negoziato di pace che obbligherebbe i miliziani filogovernativi a deporre le armi, mentre lascerebbe più margine di manovra ai separatisti tuareg. Il governo di Bamako è troppo debole per imporre la sua autorità nelle zone settentrionali del paese, mentre i soldati dell’Onu devono mediare tra diverse fazioni di ribelli che «continuano a destabilizzare l’area». Intanto, nel nord del paese una serie di attacchi suicidi da parte delle milizie filogovernative ha colpito la città touareg di Tabankort, nel nord del Mali, uccidendo almeno cinque persone.

02 – L’esercito israeliano ha compiuto un raid nella notte contro obiettivi militari siriani

L’aviazione israeliana ha condotto nella notte dei raid aerei contro obiettivi in territorio siriano, dopo che la giornata di ieri era stata caratterizzata da tensioni nelle alture del Golan, nel nord di Israele, proprio vicino alla linea di confine con il territorio siriano. Ieri, infatti, alcuni missili erano stati sparati dalla Siria verso le alture del Golan e Israele ha risposto attaccando alcune basi dell’esercito siriano. «L’esercito – ha dichiarato il portavoce dell’Idf, Peter Lerner – considera il governo siriano responsabile di eventuali attacchi che provengano dal suo territorio e prende tutte le misure necessarie per difendere i cittadini israeliani».

03 – Gli studenti messicani scomparsi a Iguala sono stati uccisi per decisione di un cartello della droga

I 43 studenti scomparsi dalla città di Iguala, in Messico, il 26 settembre scorso, sarebbero stati uccisi per ordine di un cartello della droga che ha scambiato i ragazzi per una banda rivale. Questa affermazione arriva dal governo centrale messicano, e segue la conferma, da parte della magistratura messicana, della loro morte. Il procuratore generale della repubblica messicana, Jesús Murillo Karam, ha infatti annunciato di avere le prove che i 43 studenti scomparsi il 26 settembre scorso a Iguala sono stati uccisi. La conferma arriva dalla confessione del leader dei sicari dell’organizzazione criminale Guerreros Unidos, attiva nella zona dove sono scomparsi i ragazzi, arrestato il 15 gennaio. La dichiarazione conferma quelle rilasciate da altri esponenti dell’organizzazione arrestati negli ultimi mesi.

04 – A Gaza mancano i fondi, le Nazioni Unite sospendono la ricostruzione

L’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi ha annunciato ieri la sospensione dei programmi di ricostruzione nella Striscia di Gaza, denunciando il mancato rispetto delle promesse di finanziamento formalizzate a ottobre nel corso di un vertice internazionale al Cairo. «Dei 5 miliardi e 400 milioni di dollari promessi alla conferenza del Cairo a Gaza – si legge in una nota dell’agenzia – non ne è arrivato di fatto neanche uno». Si stima che durante l’assedio israeliano della scorsa estate siano state danneggiate o distrutte circa 96.000 abitazioni, e nella conferenza dei donatori dello scorso ottobre vari paesi, tra cui il Qatar, l’Unione europea, gli Stati Uniti e la Turchia si erano impegnati a finanziare la ricostruzione.

05 – Sud Sudan: liberati i bambini–soldato a Jonglei

Duecentottanta bambini e ragazzi–soldato sono tornati ieri in libertà in Sud Sudan. Nel complesso, gli accordi sottoscritti ieri tra le varie parti in guerra nel paese, e nello specifico con le forze dell’esercito demoratico del Sud Sudan guidate dall’ex capo ribelle David Yau Yau, hanno permesso di tracciare un protocollo di azione che prevede il rilascio, nel complesso, di circa 3.000 minorenni. Dal dicembre 2013 il Sud Sudan è al centro di una guerra civile tra l’attuale presidente, Salva Kiir, e il suo vice, Riek Machar. Secondo Unicef, le forze belligeranti hanno schierato sui campi di battaglia circa 12.000 bambini e ragazzi–soldato.

Foto “Damaged housing gaza strip april 2009” by Marius ArnesenFlickr: Bombed house Gaza. Licensed under CC BY-SA 3.0 no via Wikimedia Commons.