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Il papa a Lund per il Giubileo della Riforma: reazioni protestanti

«E’ significativo per le relazioni ecumeniche il fatto che papa Francesco parteciperà alla commemorazione della Riforma a Lund, in Svezia, il 31 ottobre»: questo il tweet con cui il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), il pastore luterano norvegese Olav Fykse Tveit, ha salutato la notizia della commemorazione congiunta cattolico-luterana, in vista del Cinquecentenario della Riforma protestante che cadrà nel 2017.

Di tenore diverso il commento a caldo del pastore riformato Gottfried Locher, presidente della Comunione di chiese protestanti in Europa (Ccpe), nonché della Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera (Fces): «è un gesto forte, ma anche ambivalente». Per Locher, il papa non solo anticipa di un anno l’anniversario vero e proprio, ma per commemorare il 499simo anno dalla Riforma si reca in Svezia, e non in Germania, o in Svizzera, culle della Riforma protestante, «e non credo sia una coincidenza», dice. Tuttavia, per Locher non c’è dubbio che si tratti qui di una mano tesa del papa verso i protestanti che fortifica il dialogo: «segnali come questi sono estremamente importanti perché creano fiducia». Locher ha poi annunciato la sua visita in Vaticano da papa Francesco a fine febbraio, un’occasione per sottolineare «che il mondo protestante è plurale, composto non solo da luterani, ma anche, tra gli altri, dai riformati».

In merito alle recenti notizie relative alla partecipazione di papa Francesco al lancio del Cinquecentenario della Riforma fissato nella città svedese di Lund per il 31 ottobre prossimo – data in cui il Riformatore Martin Lutero affisse le sue 95 tesi – e alla sua richiesta di perdono rivolta alle altre chiese cristiane, espressa nella sua omelia in occasione della chiusura della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani nella Basilica romana di San Paolo fuori le mura, l’Agenzia stampa Nev ha chiesto un commento al pastore Heiner Bludau, decano della Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi).

Il decano ha innanzitutto voluto citare il papa, il quale già un anno fa disse: «L’unità dei cristiani – ne siamo convinti – non sarà il frutto di raffinate discussioni teoriche nelle quali ciascuno tenterà di convincere l’altro della fondatezza delle proprie opinioni. Verrà il Figlio dell’uomo e ci troverà ancora nelle discussioni. Dobbiamo riconoscere che per giungere alla profondità del mistero di Dio abbiamo bisogno gli uni degli altri, di incontrarci e di confrontarci sotto la guida dello Spirito Santo, che armonizza le diversità e supera i conflitti, riconcilia le diversità». Bludau sottolinea che queste parole papa Francesco le ha pronunciate esattamente un anno fa, in occasione dei vespri in chiusura della Settimana di preghiera per l’unità: «Da allora e senza sosta il papa lavora per la realizzazione di queste parole: incontro, richiesta di perdono come prerequisito della riconciliazione, riconoscimento delle diversità. Ora ha annunciato un ulteriore passo: la sua partecipazione all’apertura del Giubileo della Riforma del 2017 promossa dalla Federazione luterana mondiale a Lund, in Svezia, il prossimo 31 ottobre 2016. Me ne rallegro molto. Già dalla scelta del luogo si evince che il centro delle celebrazioni non può essere legato esclusivamente alle particolarità storiche della Riforma in Germania avvenute 500 anni fa. Piuttosto, e in un’ottica globale, al centro vanno messe le risposte comuni alle sfide del futuro».

Il decano Bludau, inoltre, è convinto che una commemorazione congiunta della Riforma rammenterà alla chiesa cattolica romana che anch’essa è stata trasformata dagli eventi di 500 anni fa: «E questo, d’altro canto, aiuterà noi nell’evitare di autodefinirci attraverso posizioni storiche contrapposte, piuttosto che attraverso la nostra fede nel Signore della chiesa ‘una’, come confessiamo nel Credo. Naturalmente questa iniziativa è fortemente segnata dalla persona di papa Francesco. E molte questioni teologiche rimangono tuttora aperte. Ma il documento ‘Dal conflitto alla comunione’, e l’esistenza ora anche di una liturgia comune, indicano almeno in nuce, la possibilità e la disponibilità di fissare in parole e in strutture il terreno che abbiamo appena cominciato ad esplorare». 

Foto Pietro Romeo