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Unioni civili: Lacquaniti e Malan, due posizioni sui dubbi del Colle

«Il progetto di legge Cirinnà in discussione al Senato, che presto approderà alla Camera dei Deputati, ci sfida a considerare la norma per quello che è: uno strumento che deve abbracciare l’individuo, la sua sofferenza, la sua personale ricerca della felicità; non viceversa», con queste parole il valdese Luigi Lacquaniti, deputato del Partito democratico (Pd), ha commentato a caldo, a Riforma.it, una frase che in queste ore sta di fatto spostando l’attenzione – sul testo che presto sarà in discussione al Senato sulle unioni civili – dal tema dello stepchild adoption (adozioni), che in questi giorni aveva infuocato la discussione politica e mediatica, a quello dell’equiparazione al matrimonio.

La frase che in queste ora sta alzando la posta in gioco non è nuova, perché contenuta in una sentenza della Corte costituzionale emanata nel 2010.

È stato il Quirinale a ricordare l’esistenza di una frase contenuta nella sentenza della Corte costituzionale del 2010: «I costituenti – recita la frase – tennero presente la nozione di matrimonio che stabiliva (e tuttora stabilisce) che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso». Citando la nostra Carta costituzionale si riaccende così, proprio in queste ore e dopo sei anni da quella pronuncia (138/2010), il dibattito nei palazzi del potere: Palazzo Chigi, Quirinale, Camera e Senato sul ddl Cirinnà. Dopo i rilievi del Colle ora il governo dovrà studiare nuovi emendamenti per evitare l’equiparazione con il «matrimonio».

«Ritengo – ha proseguito Lacquaniti – che sia dovere di questo Parlamento approvare finalmente un provvedimento da troppo tempo atteso dalla Comunità civile. Ci sono altre priorità? A me pare che ogni ricerca della felicità delle persone sia una priorità irrinunciabile. All’interno di una regolamentazione delle unioni civili è disumano pensare di poter sacrificare la felicità – conclude Lacquaniti – anche di quelle bambine e quei bambini che, in caso di morte del genitore biologico, rischierebbero di vedere sradicato il rapporto con l’altro genitore e di essere affidati da un giudice ad altri parenti o, peggio, a un Istituto. Si approvi il provvedimento delle unioni civili, completo della stepchild adoption».

Per il testo sulle unioni civili che arriverà in Senato il 28 gennaio c’è tempo sino al 22 per presentare emendamenti alla legge che, in Commissione, fu subissata da migliaia di proposte di modifica, la maggior parre di carattere ostruzionistico.

«Per l’Aula – ha per parte sua dichiarato il valdese Lucio Malan, senatore di Forza Italia, contrario al testo – stiamo preparando emendamenti esclusivamente di contenuti. Uno su tutti: modificare la legge sul referendum per poterlo fare subito sulle unioni civili. Il ddl Cirinnà propone un matrimonio per gli omosessuali. Poco importa che lo chiami unione civile. Dunque è appropriata l’attenzione del Quirinale, poiché è chiaro che il testo della Costituzione del 1947 – conclude Malan – si riferisce al matrimonio fra uomo e donna, quello da cui possono nascere i figli».

Foto “Palazzo madama” di SailkoOpera propria. Con licenza CC BY 2.5 tramite Wikimedia Commons.