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Agiografia di San Martin Luther King Jr, martire

Avete mai visto qualcosa di “vostro”, qualcosa che appartiene alla vostra cultura, al vostro cerchio ristretto, diventare conosciuto a livello generale, addirittura mondiale?

Che so, la vostra squadra del cuore, balzare dalla serie C alla serie A in poche stagioni? Il vostro autore preferito vendere milioni di copie dopo anni di oscurità? Il vostro vicino di casa vincere un talent show?

La sensazione più grande, dopo l’incredulità, è un misto di orgoglio, perché il mondo si è finalmente accorto di quel che voi sapevate già, e di grande perdita. Ci sentiamo traditi, ad un certo punto, da chi era solo e sempre a nostra disposizione, e ora ci è stato portato via, mentre siamo esaltati dal vedere ciò che conosciamo così bene, così amato da tutti.

Così, ora, il dr. Martin Luther King Jr è patrimonio dell’umanità. Lo citano credenti, lo citano atei, lo citano politici di destra e di sinistra, lo citano neri e bianchi, sembra piacere a tutti, sembra dire qualcosa di utile per tutti. Lo usano come paravento, come riserva di citazioni, come arma di attacco e di difesa, finalmente è diventato santo, e, se provate a cercare Martin Luther King su Google, troverete due pagine solo di collegamenti a biografie, solo e soltanto biografie. Poi testi del suo discorso “I have a dream” e pagine sul Martin Luther King Day, che cade proprio oggi.

E tutto questo è esattamente quello che il dottor Martin Luther King Jr. avrebbe voluto evitare.

Tutti ricordano l’oratore MLK, l’attivista per i diritti civili MLK, ma nessuno ricorda l’unica cosa che Martin Luther King affermava di se stesso: il pastore.
Nell’introduzione alla seconda edizione del libro di Lerone Bennett “Martin Luther King”, edito nel 1998 dalla Claudiana, il pastore battista Massimo Aprile dice:

«vorrei sottolineare come la spiritualità di King sia profondamente segnata anche dalla sua appartenenza alla chiesa battista afroamericana. […] quella spiritualità protestante che enfatizza da un lato l’amore e la grazia di Dio e dall’altra la decisione, la scelta, la conversione al messaggio evangelistico di Gesù» (p. 11).

Nel libro Bennett cita un episodio in cui, ad uno sfiduciato King, sull’orlo della rottura, apparve

«“la presenza del divino” ed egli credette di udire “la tranquilla assicurazione di una voce interiore che gli diceva: prendi le difese della giustizia, prendi le difese della verità e Dio sarà al tuo fianco per sempre”. Questa “visione” che recava il segno […] della tradizione battista nera fu […] una svolta nella sua vita» (p. 79).

Ora, questa mia posizione non vuole essere un “riappropriarsi degli antenati”, ma risponde alla sensazione che hanno anche persone che sono state vicine al pastore King, o che ne continuano il ministero. In un articolo dove si intervistano diverse persone a proposito della figura di MLK come pastore, il professor Baldwin, della Vanderbilt University, rintraccia la vocazione di King come parte di una tradizione familiare: «il padre era un pastore, il nonno era pastore, suo bisnonno era stato un pastore», e il suo ruolo pastorale, secondo il prof. Baldwin fu «centrale a tutto ciò che il dr. King raggiunse nella chiesa e nella società». Il suo primo mandato fu nella Dexter Avenue Baptist Church, fondata nel 1877. Martin Luther King Jr. fu il loro 20° pastore. A 25 anni, prima che tutto iniziasse, era stato chiamato per ravvivare e dare ordine ad una comunità storica e salda. King era arrivato con un piano in 34 punti, alcuni molto pratici, come l’idea di rinnovare il pulpito, che fu subito messa in pratica con successo, tanto che il pulpito voluto dal dr. King ancora troneggia nella attuale Dexter Avenue King Memorial Baptist Church, davanti alle panche del 1880. Il lavoro del pastore King fu profondo e cambiò profondamente la sua prima chiesa, tanto che ora la pastora associata è Mary Jo Smiley, una donna, cosa piuttosto rara ancora oggi nelle chiese battiste africane americane. La pastora Smiley, che frequentava già la chiesa a quei tempi, sostiene che la predicazione di King fosse potente e coinvolgente, anche se il pastore King spesso «usava parole che forse non avevi mai sentito prima, ma in qualche modo sapevi cosa volessero dire e sentivi una vicinanza a lui mentre parlava». King, come detto, spinse anche le donne a prendere un ruolo organizzativo e di gestione, nella chiesa, e si ritrovò lanciato nel boicottaggio di Montgomery perché pensava che l’azione sociale fosse un suo dovere pastorale: «Fu la chiesa africana americana ad allevarlo e a dargli il senso che Dio fosse un Dio di giustizia, un Dio di misericordia, un Dio di retribuzione». Non solo, ma l’essere economicamente sostenuto dalla chiesa, senza legami con la società dei bianchi, gli diede la possibilità di lavorare senza ricatti, anche se il lavoro civile toglieva tempo al suo ruolo pastorale. Ma anche quando si dimise, dopo 6 anni, dalla chiesa di Dexter Avenue non rinunciò al pastorato, accettando un posto come pastore associato nella chiesa del padre, ad Atlanta.

Il professor Baldwin conclude dicendo:

«Non solo fu pastore di una chiesa locale, predicando alla gente, rispondendo ai loro bisogni, ma fu anche pastore di una nazione, perché fu molto interessato all’anima della nazione, determinato a redimere l’anima della nazione. […] Il Dr. King credette sempre che un predicatore e un pastore devono essere rilevanti. Bisogna parlare alle questioni del proprio tempo, e bisogna essere in grado di mettere in relazione il vangelo e la rivelazione biblica con le questioni sociali e le preoccupazioni del proprio tempo».

Da questo ritratto, leggermente diverso dall’agiografia solita, ci rendiamo conto che Martin Luther King è stato un pastore, prima di tutto, e che prima di essere impiegato sulla bocca di tutti coloro che vogliono una citazione non violenta da strumentalizzare a proprio vantaggio, potrebbe essere ascoltato dai credenti, ma soprattutto da pastori e predicatori, perché la sua eredità resti là dove King voleva che fosse: dal pulpito, tra le panche, verso i propri fratelli e sorelle in Cristo.

Foto via Flickr di Steven Depolo | Licenza CC BY 2.0