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23 mila firme per dire no alla chiusura dei programmi religiosi svizzeri

Sopprimere i programmi di attualità religiosa dell’emittente svizzera Rts? 23 mila persone fra il pubblico radio e televisivo hanno detto no. Nei giorni scorsi le firme, raccolte in poche settimane sotto la petizione «Sosteniamo RtsReligions», sono state consegnate al direttore generale e al segretario generale della compagnia.

Era metà novembre quando le redazioni di Médias-pro e Cath-info, i partner protestante e cattolico della Radio Televisione Svizzera, Rts appunto, annunciavano di aver ricevuto la fredda comunicazione, da parte dei vertici aziendali, di volontà di chiusura dei magazine a tema religioso, decapitando la presenza televisiva e radiofonica dalle 7 ore e 10 minuti settimanali a 3 ore e 10 minuti. Si salvano sostanzialmente le dirette dei culti e delle messe e nulla altro.

Questione di costi si dice: le spese annue si aggiravano sui 4 milioni di franchi svizzeri: 2,8 a carico dell’emittente che si occupava di tutte le questioni tecniche, 1,2 milioni a carico delle chiese riformate e cattolica, utilizzati per la gestione delle redazioni. La decisione appare inopportuna ancor di più in un momento in cui le tematiche religiose stanno assumendo un ruolo centrale nell’agenda quotidiana dei mezzi di comunicazione.

Su questa spinosa situazione si sono espresse varie realtà internazionali con interventi di solidarietà nei confronti delle redazioni, e la Federazione delle chiese evangeliche della Svizzera ha espresso la propria costernazione, da noi raccontata nei mesi scorsi da queste colonne.

La scelta pare al momento irrevocabile, ma un così alto numero di firme, raccolte in un lasso di tempo assai limitato, potrebbe fare vacillare le certezze dei vertici della televisione di stato elvetica.