koln_stellt_sich_quer_-_nokogida_5

Sfogliando i giornali del 13 gennaio

01 – 25.000 persone al corteo contro l’immigrazione a Dresda, 70.000 in piazza per la tolleranza

Circa 25.000 persone hanno partecipato a una manifestazione contro l’immigrazione a Dresda, in Germania, organizzata ieri sera dal gruppo islamofobo Pegida. Il corteo, convocato questa volta in seguito alla strage avvenuta nel settimanale satirico francese Charlie Hebdo, ha avuto un’affluenza record, nonostante le dure critiche provenienti dalla cancelliera Merkel e dai principali politici nazionali, che hanno accusato Pegida di strumentalizzare i fatti di Parigi della scorsa settimana. Sempre ieri sera in altre città della Germania si sono tenute manifestazioni in nome della tolleranza con lo slogan «l’islam fa parte della Germania». In particolare, 30.000 persone hanno sfilato a Lipsia, 20.000 a Monaco di Baviera, 17.000 a Hannover e 4.000 a Berlino. Angela Merkel ha annunciato, come forma di risposta alle manifestazioni nazionaliste, la sua partecipazione alla marcia organizzata dalla comunità musulmana in Germania, che si aprirà alle 18 di oggi di fronte alla porta di Brandeburgo a Berlino con il discorso del presidente tedesco Joachim Gauck.

02 – Il processo all’ex presidente egiziano Hosni Mubarak

La corte di cassazione egiziana ha annullato una precedente condanna a tre anni di carcere decisa a maggio nei confronti dell’ex presidente Hosni Mubarak per furto di denaro pubblico e appropriazione indebita. A questo punto l’ex presidente sarà processato di nuovo per corruzione, perché secondo la corte le procedure legali non erano state seguite in modo adeguato. L’ottantaseienne Mubarak resterà comunque nell’ospedale militare del Cairo dove sta scontando la pena. Due mesi fa l’ex presidente era invece stato assolto dall’accusa di complicità per le morti avvenute durante la rivoluzione del 2011 al Cairo. Alcune testate raccontano dei festeggiamenti dei sostenitori di Mubarak di fronte al tribunale che ha deciso l’annullamento della condanna.

03 – Eseguite le condanne a morte di sette ribelli in Pakistan

Nel giorno della visita del segretario di stato statunitense John Kerry, in Pakistan per un progetto di rafforzamento della cooperazione sulla sicurezza tra i due paesi, il governo di Islamabad ha impiccato 7 ribelli che erano stati condannati a morte negli ultimi anni. Con queste esecuzioni sale a sedici il numero di condanne a morte eseguite in Pakistan da quando è stata ritirata la moratoria sulla pena capitale, una decisione presa in seguito al massacro compiuto dai taliban in una scuola di Peshawar il 16 dicembre scorso. Nello specifico, due uomini erano stati condannati a morte per il loro ruolo in un complotto per uccidere l’ex presidente Musharraf, tre invece per “violenze confessionali”, uno per aver compiuto un attacco contro il consolato statunitense a Karachi nel 2003 e un altro per aver ucciso un avvocato. Ieri, intanto, le scuole di Peshawar, chiuse dopo la strage di dicembre, hanno riaperto e hanno ripreso il normale svolgimento delle lezioni, pur in un clima di tensione e di dispiegamento di forze di sicurezza.

04 – In Sudan l’esercito annuncia la riconquista di alcune zone controllate dai ribelli in Darfur e nel Kordofan del sud

L’esercito del Sudan ha annunciato di aver riconquistato alcune zone controllate dai ribelli nelle regioni del Darfur e del Kordofan del sud. La guerra nella regione oppone dal 2003 le tribù ribelli, non arabe, al governo arabo di Khartoum, guidato dal 1989 dal regime di Omar al-Bashir. I ribelli del Darfur, che accusano al-Bashir di discriminazione nei confronti delle popolazioni non arabe, hanno nel tempo unito le forze con i gruppi armati della provincia meridionale del Kordofan del Sud, formati da ex combattenti della guerra civile rimasti nella zona dopo la secessione del Sud Sudan nel 2011. Secondo le Nazioni Unite, in Darfur in più di dieci anni di combattimenti sono morte oltre trecentomila persone e gli sfollati interni sono circa due milioni.

05 – Il rifiuto dell’Irlanda del nord di riconoscere i matrimoni omosessuali arriverà in tribunale

Questa settimana il divieto vigente in Irlanda del nord rispetto al matrimonio omosessuale arriverà alla high court di Belfast. Una coppia sposata in Inghilterra ma residente in Irlanda del nord ha infatti deciso di intentare una causa mirata al riconoscimento del loro status di coppia sposata. L’Irlanda del nord è l’unica home nation del Regno Unito a non riconoscere giuridicamente i matrimoni tra persone dello stesso sesso, ed è allo stesso tempo l’unica parte del paese in cui non possono essere celebrati matrimoni omosessuali. La coppia, che ha chiesto di rimanere anonima, è supportata legalmente dal Rainbow Project, la più importante associazione per i diritti Lgbt in Irlanda del nord, che punta ad una riproposizione del voto che nell’aprile del 2013, mettendo in minoranza il Sinn Féin, aveva portato alla bocciatura della proposta di riconoscere il matrimono omosessuale nel paese.

Foto “Köln stellt sich quer – nokögida 5. Januar 2015-3799” by Raimond SpekkingOwn work. Licensed under CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons.