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Una casa comune per le tre grandi religioni monoteiste

Una casa per la preghiera e lo studio, condivisa dalle tre grandi religioni monoteiste, cristianesimo, ebraismo e islam, al fine di incoraggiare il dialogo interreligioso e riconciliare i fedeli di qualsivoglia confessione. Questo il sogno, il progetto che i promotori dell’associazione “The house of One”, che potremmo tradurre “la casa dell’Unico”, tentano di concretizzare da 5 anni a questa parte.

Siamo a Berlino: nel 2010 i rappresentanti di varie fedi lanciano l’idea dell’edificazione di una casa comune nel luogo in cui nel 1350 venne costruita la prima chiesa della città, la Petrikirche, dedicata a San Pietro. Membri fondatori sono la comunità ebraica di Berlino, il collegio israelita Abraham Geiger, il forum per il dialogo interculturale (in rappresentanza del mondo islamico), la parrocchia evangelica San Pietro Santa Maria e il circolo delle chiese evangeliche luterane di Berlino, a cui si aggiungono una serie di rappresentanti del mondo laico, insegnanti e studiosi delle religioni in particolare.

Nel 2012 è stato presentato un concorso al fine di poter selezionare un progetto architettonico, e la scelta è caduta sulla proposta di Wilfried Kuehn, con una spesa complessiva stimata in circa 43 milioni di euro. Da allora è stata lanciata una colletta che fino ad oggi ha raccolto poco più di un milione di euro grazie al contributo di 1615 donatori. Un po’ pochino, ma la pietra ha iniziato a rotolare.

Il 3 giugno dello scorso anno è stata posata la prima pietra, in maniera comune, dal rabbino Tovia Ben Chorin, dall’imam Kadir Sanci e dal pastore luterano Gregor Hohberg, e la costruzione avanzerà a mano a mano che i soldi verranno raccolti.

Il progetto prevede un luogo di preghiera riservato a ciascuna delle tre religioni, adattato rispetto alle necessità e alle tradizioni, ma lo spazio maggiore sarà dedicato ad una grande sala comune per momenti di preghiera condivisa e di riflessione teologica.

«Berlino è una città miracolosa e questa nostra idea utopica troverà qui la ragione d’essere»ha dichiarato alla stampa il rabbino Ben Chorin, settantanovenne, che in questo progetto sta impiegando tutte le sue energie, mentre il pastore Hohberg ha sottolineato che «un luogo di scambio culturale e teologico in una città così cosmopolita non è mai stato tanto necessario quanto in questi periodi difficili».L’imam Sanci si concentra molto sull’integrazione: «vogliamo che i nostri figli possano vivere in una società aperta, dove il dialogo, anche quello religioso, sia abitudine e stimolo alla crescita».

L’edificio sarà aperto anche ai non credenti, interessati al confronto, allo studio e alla riflessione. Nessun desiderio di fondere le tre religioni in una, ma voglia di reciproca conoscenza e di dialogo.

Visti i ritmi non proprio serrati cui sta procedendo la raccolta fondi pare difficile che l’edificio possa essere pronto entro il 2018, data stimata per l’inaugurazione. Un progetto così ambizioso e unico del suo genere meriterebbe forse un po’ più di attenzione e partecipazione.

Foto via | Pfarrer Gregor Hohberg, Rabbiner Dr. Tovia Ben-Chorin and Imam Kadir Sanci © Lia Darjes