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Sfogliando i giornali del 23 dicembre

01 – Il Sudan concede il permesso di residenza ai rifugiati sudsudanesi

Il governo del Sudan ha deciso di concedere il permesso di residenza ai rifugiati provenienti dal Sud Sudan. Questo accordo, firmato dal ministero degli Interni di Khartoum insieme all’agenzia Onu per i rifugiati, Unhcr, permetterà ai rifugiati coinvolti di circolare liberamente nel paese e di lavorare regolarmente.

L’accordo riguarda circa mezzo milione di persone sudsudanesi che risiedono in Sudan. Di questi, 350.000 decisero di non ritornare in Sud Sudan dopo l’indipendenza del loro paese nel luglio del 2011. Secondo l’accordo, il permesso sarà distribuito gratuitamente.

Intanto in Sud Sudan arriveranno, come anticipato a settembre, circa 700 soldati cinesi, inseriti nel quadro della missione Onu creata per riportare la pace nel paese. Si tratta della prima missione di soldati cinesi all’estero, che interrompe la politica di non ingerenza portata avanti da Pechino. La scelta è dovuta alla forte dipendenza cinese dal petrolio sudsudanese.

 

02 – Ebola: la colpa dell’epidemia è del Fondo Monetario Internazionale?

Secondo Alexander Kentikelenis, docente inglese e coordinatore di uno studio condotto da diverse università britanniche, pubblicato ieri sulla rivista Lancet Global Health, «le politiche del Fondo monetario internazionale hanno contribuito a ottenere sistemi sanitari finanziati male, poco preparati e con personale insufficiente nei paesi colpiti dall’epidemia di Ebola». Secondo lo studio, i programmi del Fmi hanno imposto restrizioni allo sviluppo di sistemi sanitari adeguati in paesi come Liberia o Sierra Leone, causando quindi in seconda battuta l’incapacità del personale medico di fronte all’emergenza rappresentata dal virus Ebola.

Tra i fattori emersi nella ricerca, spiccano le sollecitazioni del Fmi affinché Guinea, Liberia e Sierra Leone varassero tra il 1990 e il 2004 una serie di riforme economiche mirate a ridurre il debito pubblico e che hanno finito per incidere sulla spesa governativa in settori come la sanità e la ricerca.

 

03 – Il Consiglio di sicurezza dell’Onu approva una riunione sui diritti umani in Corea del Nord

Nella giornata di ieri i rappresentanti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno inserito in agenda una discussione sulla situazione dei diritti umani in Corea del Nord, in seguito ad un’indagine Onu che ha messo in luce «diffusi e sistematici abusi dei diritti umani, che includono la denutrizione forzata, la messa in schiavitù delle persone e lo stupro».

I rappresentanti di Pyongyang hanno deciso di non intervenire, e con una lettera inviata ai membri del Consiglio di sicurezza hanno criticato l’incontro, definendolo «il prodotto di una condotta ostile guidata dagli Stati Uniti». Nella chiusura del messaggio, i delegati nordcoreani hanno minacciato la ripresa dei test nucleari.

La disposizione è stata approvata con undici voti a favore, due astenuti, il Ciad e la Nigeria, e due voti contrari, quelli di Russia e Cina.

 

04 – Secondo Porošenko i colloqui per la pace in Ucraina si terranno il 24 e il 26 dicembre a Minsk

Domani si apriranno a Minsk, in Bielorussia, i nuovi colloqui tra la Russia, l’Ucraina e l’Osce per trovare un accordo sulla pace in Ucraina. Lo ha annunciato il presidente ucraino Petro Porošenko, che ha riferito della telefonata tra il presidente francese François Hollande, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente russo Vladimir Putin, in cui è stato stabilito che i colloqui andranno avanti almeno fino al 26 dicembre.

La decisione è stata presa per provare a mettere in atto tutti i punti dell’accordo di Minsk stipulato a settembre, comprese «le questioni legate alla tregua, al ritiro delle armi pesanti e al rilascio immediato di tutti gli ostaggi».

 

05 – Cominciano i lavori per la costruzione del canale in Nicaragua

Il Nicaragua ha inaugurato ieri la costruzione di un canale che collegherà l’oceano Atlantico al Pacifico. L’opera, realizzata dalla società cinese Hknd, è stata portata avanti dal governo in aperto disaccordo con i gruppi ambientalisti e quelli in difesa dei diritti delle comunità indigene.

I lavori dovrebbero durare cinque anni, per una spesa complessiva di 50 miliardi di dollari. Le prime opere saranno la costruzione delle vie di accesso al canale e un porto e impiegheranno circa 300 dei 50.000 operai previsti nel progetto.

Il canale, lungo 278 chilometri, sarà più profondo e più ampio del canale di Panama.

 

Fonte: “Working with UNHCR to help refugees in South Sudan (6972528722)” by DFID – UK Department for International DevelopmentWorking with UNHCR to help refugees in South Sudan Uploaded by russavia. Licensed under CC BY-SA 2.0 via Wikimedia Commons.