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Anche l’Italia rilancia la campagna HeForShe

La scorsa settimana si è tenuta a Roma, presso il Senato, la presentazione della campagna internazionale HeForShe, un’iniziativa promossa da UN Women, l’agenzia delle Nazioni Unite che ha il mandato di occuparsi dell’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile. Si tratta dell’avvio ufficiale di HeForShe nel nostro paese, accompagnato anche da un video di presentazione, nel quale alcuni importanti atleti e dirigenti sportivi italiani hanno prestato il proprio volto e la loro voce per ricordare l’importanza per gli uomini di compiere gesti di supporto alla lotta contro la disparità di genere.

Abbiamo parlato di questa iniziativa, che sta ottenendo importanti riconoscimenti in tutto il mondo, con Simone Ovart, presidentessa del consiglio nazionale italiano di UN Women.

Nel nome c’è un senso di dedizione, di impegno, di attività. In che cosa consiste la campagna?

«È un movimento mondiale dove uomini e ragazzi agiscono contro l’ineguaglianza contro l’altro sesso. Oggi, ed è questa la novità, sono gli uomini a lavorare per le donne e per dire “no” all’ineguaglianza verso l’altro sesso».

Quali sono le voci più influenti che hanno aderito alla campagna?

«Abbiamo molti leader mondiali che hanno prestato la loro voce, dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama al segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon, fino alle stelle del cinema come Emma Watson, che diede il via alla campagna parlando alle Nazioni Unite e poi al forum di Davos. Abbiamo anche capitani d’industria, figure chiave del mondo dell’iniziativa privata, personaggi importanti che ci danno il loro supporto».

In termini pratici come si traduce questa campagna?

«A parte la comunicazione, HeForShe è anche una campagna che si muove molto nelle università. Abbiamo cominciato un lavoro con gli atenei proponendo a tutti i rettori di aderire a questa campagna, cioè di far sì che gli studenti siano direttamente impegnati nel compiere gesti in favore della parità. Dopo due settimane dalla proposta avevano già aderito 19 università fra le maggiori in Italia, dalla Bocconi a Milano fino a Tor Vergata a Roma, passando per il Politecnico di Torino. Oltretutto molti rettori hanno deciso di aderire in prima persona.

Tra poche settimane uscirà il primo rapporto, nel quale ogni università spiegherà le azioni che ha fatto per il progetto».

Quali sono i paesi nei quali l’adesione è stata più significativa?

«In America l’adesione è molto importante, se ne parla molto e in moltissimi aderiscono anche a livello di aziende. In Europa il Regno Unito ha aderito in modo egregio, lo stesso sta facendo la Francia. Io naturalmente vorrei che l’Italia diventasse la numero 1 in Europa. Vista l’adesione ricevuta dopo la presentazione a Roma presso le massime autorità italiane, sono ottimista».

Come funziona il processo di adesione e quali sono gli obiettivi?

«Basta collegarsi al sito www.heforshe.org e seguire le istruzioni per dire “Io sono HeForShe”. Vogliamo raggiungere, dal punto di vista comunicativo, un milione di persone. Per ora siamo a 560.000 persone che hanno detto e affermato “Io sono HeForShe”, ma all’obiettivo, a livello globale, arriveremo velocemente. Quello che per ora manca, ma che andrebbe implementato, è dare la possibilità di avviare la campagna nelle scuole dell’obbligo, perché sono i giovani che hanno bisogno di essere indirizzati verso il discorso del genere, della parità, anche perché parità di genere significa parità di opportunità, di trattamento, non sono solo dichiarazioni d’intenti. L’obiettivo è scavalcare le disuguaglianze».

Qual è oggi la prima urgenza?

«Oggi come oggi, essendo in Italia, è la violenza. È un punto chiave, purtroppo, perché la disuguaglianza sul lavoro o nell’immagine sono importanti, ma è necessario prima rimuovere l’ostacolo più grande di tutti, la violenza, non solo quella fisica, ma qualsiasi tipo.

Non dobbiamo mai abbassare l’attenzione, non limitarci alle varie giornate mondiali alle quale dedichiamo spazio, vigilare e magari impedire le violenze in prima persona, anche se c’è una difficoltà chiave, il fatto che spesso si svolgono tra le mura domestiche. È un lavoro di educazione, di cultura e di generazioni che devono imparare una certa forma di rispetto».

Come possiamo fare per seguire e sostenere questa campagna?

«È possibile documentarsi visitando il sito www.unwomen.it, ma se le persone vogliono avere davvero un ruolo attivo, allora è possibile agire insieme a noi, lavorare insieme a noi per questa campagna diventando soci di UN Women. Così possiamo davvero agire tutti insieme».