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Sfogliando i giornali del 22 dicembre

01 – Tunisia, secondo gli exit poll Essebsi sarà il nuovo presidente. Marzouki non ammette la sconfitta

Il presidente uscente, l’islamista moderato Moncef Marzouki, si è rifiutato di ammettere la sua sconfitta nel ballottaggio delle elezioni presidenziali in Tunisia, dopo che gli exit poll hanno stabilito che il leader del partito laico di centrodestra Nidaa Tounes, Béji Caïd Essebsi, si trova in testa con il 55% dei consensi.

Secondo Marzouki, la vittoria del suo rivale sarebbe «non democratica». Essebsi ha 88 anni e ha già dichiarato di essere il vincitore delle elezioni, promettendo ai tunisini di «lavorare insieme» e promettendo di portare stabilità. Secondo gli oppositori, il successo di Essebsi rappresenta il successo di «un establishment ormai screditato». I risultati definitivi delle elezioni, le prime dall’indipendenza del 1956 in cui i tunisini possono votare liberamente, dovrebbero arrivare stasera.

 

02 – Grecia, il premier Samaras tratta con l’opposizione per eleggere il presidente della repubblica

Dopo aver fallito nella prima votazione per eleggere il presidente della repubblica, in cui il candidato di governo Stavros Dimas aveva ottenuto solo 160 voti sui 200 necessari, e a meno di 24 ore dal secondo tentativo, il primo ministro greco Samaras si gioca la carta dell’ampliamento della coalizione di governo per trovare un accordo sull’elezione del presidente ed evitare le elezioni anticipate. Questa mattina, infatti, Samaras si è detto disponibile ad un rimpasto dell’esecutivo, con l’ingresso nel governo degli esponenti del gruppo degli Indipendenti Democratici, e ad annunciare le elezioni legislative anticipate alla fine del 2015, al termine dei negoziati con i creditori internazionali della cosiddetta Troika, invece che nel giugno 2016 come prevederebbe la scadenza naturale della legislatura.

I partiti dell’opposizione hanno respinto il piano, ed in particolare Alexis Tsipras, presidente di Syriza, il principale partito di opposizione, chiede elezioni immediate per provare a rinegoziare il piano di rientro del debito. Il 23 dicembre è previsto il secondo scrutinio, ma il voto decisivo sarà quello del 29 dicembre, terzo e ultimo turno, quando a Dimas basteranno 180 voti.

 

03 – Almeno 42 Houthi uccisi nello Yemen centrale

Secondo Al Jazeera, almeno 42 persone sono state uccise ieri nella città di Arhab, nello Yemen centrale, a circa 30 km a nordest della capitale San’a’. Le vittime sono membri del gruppo ribelle sciita Houti, che fa parte della corrente zaidita presente in Yemen e che si oppone al governo centrale, vicino alle posizione sunnite di corrente wahabita dell’Arabia Saudita.

Si sospetta che si tratti di una vendetta compiuta in seguito al rapimento di circa 40 persone di una tribù sunnita avvenuto la settimana scorsa ad opera proprio del gruppo ribelle sciita.

Gli Houti stanno combattendo da almeno tre anni contro il governo e contro il gruppo sunnita di Al Qaeda utilizzando armi pesanti, carri armati e artiglieria, e allargandosi dalle montagne del nord fino alle regioni a sud di San’a’, arrivando addirittura, a settembre, a porre sotto assedio la capitale.

 

04 – Inchiesta sul terrorismo, arrestati 14 neofascisti

I carabinieri del Ros hanno arrestato questa mattina, in varie regioni d’Italia, 14 persone accusate di ispirarsi al movimento neofascista Ordine nuovo. Secondo gli inquirenti, i membri del gruppo clandestino Avanguardia ordinovista puntavano alla ricostituzione di Ordine nuovo con l’obiettivo finale di, si legge nel comunicato «azioni violente contro obiettivi istituzionali».

L’organizzazione era guidata da Stefano Manni, che si occupava del proselitismo e del reperimento dei fondi e che poteva vantare un legame di parentela con Gianni Nardi, uno dei principali esponenti del movimento di estrema destra degli anni Settanta. Il ruolo di ideologo era invece affidato a Rutilio Sermonti, ex appartenente a Ordine nuovo, autore di un documento chiamato Statuto della Repubblica dell’Italia Unita, una sorta di nuova carta costituzionale di matrice fascista.

L’organizzazione progettava azioni violente nei confronti di obiettivi istituzionali, come prefetture, questure e uffici di Equitalia, ma anche magistrati e rappresentanti delle forze dell’ordine.

 

05 – Petrolio: l’Opec non taglierà la produzione fino a giugno

«L’Opec non taglierà. Nulla accadrà fino a giugno e non ci sarà alcun vertice di emergenza prima di allora». Con queste parole Ali al-Naimi, il ministro del petrolio dell’Arabia Saudita, ha confermato che Riad intende mantenere l’attuale livello di produzione di greggio, avvertendo che continuerà a farlo anche se i Paesi non membri dell’Opec decideranno di ridurla: «Se vogliono tagliarla sono i benvenuti ma noi non la ridurremo, certamente l’Arabia Saudita non lo farà». Naimi, che si è detto «insoddisfatto» del prezzo del petrolio, ha anche affermato di essere convinto che il greggio tornerà a crescere, anche se non è chiaro quando.

Dallo scorso giugno il prezzo del petrolio ha perso più del 40%. La scorsa settimana l’indice europeo Brent è tornato sopra quota 60 dollari al barile, mentre il Wti, il petrolio scambiato a New York, è rimasto a quota 57, sotto la soglia di convenienza dello shale oil statunitense.

Intanto, la lieve risalita del prezzo del greggio ha permesso una timida ripresa del rublo, la valuta russa al centro di una situazione economica molto complessa per Mosca.

Fonte copertina: “Oil well” di Original uploader was Flcelloguy at en.wikipedia – Originally from en.wikipedia; description page is/was here.. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons.